Radio Belva il Gronchi Rosa della televisione
«Ieri sera ho visto cose che non si possono vedere in onda», ha commentato il direttore generale Informazione Mediaset, Mauro Crippa, annunciando lo stop.
Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)
Cruciani, quante volte hai votato Berlusconi in vita tua?
C: Un sacco, ma le etichette non mi piacciono. Quelli che mi danno del berlusconiano mi fanno pena. Spesso ho scritto per giornali di area di centrodestra ma questo non vuol dire nulla. Se il Cavaliere dice una cazzata lo dico. Se ne fa una giusta, sempre secondo me, pure. Non ho mai conosciuto Berlusconi in vita mia e non ho mai ottenuto nulla da lui. Quando mi chiamarono a fare l’opinionista a Controcampo, non mi hanno scelto perché ero berlusconiano ma semplicemente perché volevano un sostituto di Mughini che costasse molto meno. Però mi occupo di politica. E se lavorassi come dipendente in un’azienda di Berlusconi forse mi troverei a disagio. Non sono molto controllabile.
Emilio Fede, invece, ha lavorato per più di vent’anni nelle aziende di Berlusconi senza porsi grossi problemi. L’ex direttore del Tg4 è stato tante volte vostro ospite, alternando conversazioni molto divertenti e sul filo della battuta ad altre più tese, soprattutto quando avete toccato tasti sensibili come il compenso e la liquidazione ricevuti da Mediaset…
P: Provo tenerezza ma anche rispetto per Fede. Intanto è uno che ha fatto tante cose nella vita. Molti anni trascorsi in Rai, prima come inviato di guerra di livello, anche se veniva soprannominato “Sciupone l’africano” per la disinvoltura nelle note spese, poi come conduttore del Tg1. Ricordo anche una bellissima trasmissione che si chiamava Test. Quando andò alla corte di Berlusconi, a modo suo, ha reinventato il format del telegiornale e ha interpretato un ruolo ben preciso. Per me è un grande professionista, che merita ad esempio più rispetto di Minzolini. A me Minzolini piaceva molto quando scriveva sulla «Stampa», molto meno da direttore del Tg1. La grande differenza è che Fede ha fatto un telegiornale sfacciatamente berlusconiano ma in modo trasparente e soprattutto non per il sevizio pubblico.
C: Emilio Fede è amico di Berlusconi. Troppo amico. È stato il primo caso di un tg plasmato e modellato intorno alla propaganda di una persona. Con momenti di comicità irresistibile. Fede non ha mai recitato, ha abbracciato una causa in modo viscerale e carnale. Ci vogliono qualità non comuni.
Se penso a Emilio Fede alla Zanzara, la prima cosa che mi viene in mente è l’incredibile telefonata del dicembre scorso, finita in una vera e propria crisi di nervi.
C: Era il 6 dicembre ed era uscita un’anticipazione dell’«Espresso» che lo riguardava, con parecchi dettagli sulla sua buonuscita dopo tanti anni a Mediaset: ottocentoventimila euro più un nuovo contratto triennale da settecentoventimila euro l’anno. Non solo, nel conto finivano anche – almeno secondo «l’Espresso» – la casa gratis, le bollette pagate e un autista.
P: Se leggi una cosa del genere e conosci molto bene Emilio Fede, c’è da fare solo una cosa: chiamarlo in diretta.
C: Ci rispose con una voce mogia mogia. Ma durò solo qualche secondo!
Ecco la trascrizione di quei pochi, ma intensissimi, minuti di radio:
Emilio Fede: Ciao… mi hanno detto le anticipazioni dell’«Espresso». Sapete che vi dico con molta cortesia? Che mi sono rotto i coglioni, ma proprio rotto il cazzo, devo essere lasciato in pace. Esce fuori che Berlusconi mi ha dato soldi. Ma magari! Io sto lottando per ottenere dall’Inpgi il mio fondo pensione, che non me lo vogliono dare, ci vogliono sette anni… E adesso sapete che vi dico? Valigetta, minchiate, eccetera, mi sono rotto i coglioni. Che cosa vogliono di più ancora da me? «L’Espresso» che scrive queste cazzate, all’origine delle quali non so cosa c’è. La verità è che io sono uscito senza un euro di bonus, mi stanno rompendo i coglioni, tutti mi avete rotto i coglioni, più di quello che ho subito non posso subire. E che «l’Espresso» scriva queste puttanate! Ancora oggi ho scritto al presidente dell’Inpgi che i miei soldi li posso avere solo tra sette anni! Andate affanculo tutti. Questa è la verità. Mi avete rotto i coglioni, voi compresi… Mi dicono le anticipazioni dell’«Espresso», ma vada affanculo «l’Espresso» e chi fa da capofila all’«Espresso», che Berlusconi mi avrebbe dato ottocentomila euro. Ancora oggi ho scritto al presidente dell’Inpgi di liquidarmi il mio fondo pensioni.
C: Quanti soldi sono?
F: Quelli che sono, sono!!! Porca puttana, andate affanculo, mi avete rotto i coglioni, siete delle merde, andare a cercare nel mio privato!!!
P: Ma noi che c’entriamo?
F: Io ho fatto fare i conti di quello che prenderò a dicembre tra tredicesima e stipendio: quindicimila euro. Ho rubatooo???
C: Ma che è successo?
F: Andate affanculo, tutti voi siete una banda di figli di buona donna per tentare di distruggermi anche fisicamente. Andate a fare in culo, andate a fare in culo, siete delle merde!
C: All’ennesima offesa, ormai stremato, in totale delirio e con la voce rotta, mise giù il telefono di scatto. Tra l’altro, lo abbiamo già ricordato, all’ascolto c’era pure la mitica Annarella. Ebbe più prontezza di riflessi di noi ed esclamò: «Aò, mò so’ cavoli vostri».
P: Noi, però, non volevamo chiudere in questo modo la discussione con Fede e così lo richiamammo. Era agitato, naturalmente, ma sembrava più disposto a parlare.
C: Siamo ripartiti dal titolo dell’«Espresso», Così Fede ha sbancato Silvio. Emilio ripartì alla carica, come se non fosse accaduto nulla:
F: Non lo vedo e non lo sento (Berlusconi) da quattro settimane. Sono uscito senza un euro di liquidazione. C’è una strategia, sono dei figli di puttana.
P: Fai una querela.
F: Ma cosa vuoi fare una querela. C’è una strategia, dietro cosa c’è non lo so. Ma spero di scoprirlo perché prima spacco il culo a tutti.
C: Hai provato a chiamare De Benedetti?
F: Ma vada affanculo lui e chi l’ha messo al mondo. Ma basta, ma basta, mi sono rotto i coglioni.
C: Mi dispiace che stai così.
P: Ora si arrabbieranno quelli dell’«Espresso».
F: Si arrabbieranno loro? Sono dei mascalzoni. Fanno parte della banda di quelli che stanno tentando di mettermi fuori gioco.
Devo farvi notare che, di fronte all’impazzimento totale di Fede, in sottofondo si sentivano le vostre risate…
C: Ogni tanto lo riascolto su YouTube e rido ancora come un coglione. Da solo, a casa.
P: Lo confesso. Non sapevo che dire. Ma ho capito subito che l’unica cosa da fare era farlo parlare, senza interromperlo troppo. Aveva totalmente sbroccato, un po’ come Pannella.
Un anno e mezzo prima, un’altra epoca e un altro mondo rispetto al dicembre scorso (Berlusconi era ancora premier e Fede saldamente in sella al Tg4), Emilione nazionale vi aveva confessato una cosa…
C: Era fine giugno 2011, lo chiamammo qualche giorno prima del suo ottantesimo compleanno.
P: «Andrò via dal Tg4 quando andrà via Berlusconi» ci disse. Poi tirò fuori la storia dello stipendio: «Guadagno ventimila euro netti al mese. Ogni direttore dovrebbe dire quanto guadagna ma nessuno ne ha il coraggio».
C: Su un punto aveva ragione. Lo spiegò qualche giorno dopo: «Io vi ho detto la verità, chi altro ve la dice? Vi ho dato una dimostrazione di onestà. Sapete gli altri direttori cosa vi risponderebbero? Che sono affari loro oppure che guadagnano quanto meritano di guadagnare. Ma che vadano…»
P: Però da quel momento iniziò la saga dello stipendio di Fede.
C: Prima raccontò che aveva già raggiunto un accordo con Silvio su una candidatura in Parlamento. Quindi, parlò di una buonuscita da un milione. Faceva i nomi dei suoi possibili successori. A Mediaset non la presero bene. Confalonieri era furibondo.
Finché riuscì a mandarlo via.
C: Sì, ma con un ricco contratto di collaborazione. Fu proprio Fede a svelarci i particolari.
P: Eravamo a settembre del 2012. Attaccò in questo modo: «Nel contratto con Mediaset iniziato il primo giugno ci sono autista, casa, ufficio e ventimila euro netti al mese. E devo fare un programma. Un contratto dignitoso, mi avrebbero dovuto dare molto di più dopo quello che ho dato all’azienda». E ancora: «Ventimila euro al mese sono niente per quello che ho fatto, mica sono stato lì a rubare. Non è che navigo nell’oro, non ho un appartamento di lusso. Non trasformiamo ventimila euro in un fondo ricchezza. Non significa essere ricchi, e poi un po’ di soldi li passo a mia moglie e a mia figlia. Non è un contratto sontuoso». A quel punto gli abbiamo detto che comunque era una bella cifra. E lui: «Ma non ditemi che sono la ricchezza. Io ho lavorato sessant’anni fino a ottantun anni, e nell’ultimo periodo senza prendere un giorno di ferie. Le prostitute di sicuro guadagnano più di me».
C: Lo massacrarono. Su Twitter se la prese con noi: mi hanno esposto a nuove pericolose minacce… vergogna due figuri a caccia di notorietà… conosco un imprenditore che ha un aereo. Cruciani e Parenzo lo devono offrire alla violenza degli scellerati… Zanzara agli ordini della disonesta informazione… Parenzo e Cruciani avete mortificato la privacy della mia famiglia… Spero che la gente perbene sappia giudicarvi… Da giorni ricevo minacce che sono diventate gravi dopo le assurde critiche della Zanzara… Parenzo e Cruciani con La Zanzara istigazione alla violenza… Giorno e notte minacce telefoniche che ho spesso denunciato…
P: Quando due giorni dopo l’abbiamo richiamato, sembrava che stesse piangendo: «Sono cotto, mi avete fatto un casino, sono stato ricoperto di insulti. Mi dicono ladro…»
C: Io stavo con lui. Ognuno ha il suo tenore di vita e nessuno si deve vergognare per quello che guadagna. E che cazzo vogliono gli insultatori di professione?
Si può dire che La Zanzara ha trasformato la vita di Emilio Fede in un grande reality.
C: Proprio così. Ogni episodio passava alla radio. La preparazione e l’esordio del suo movimento politico, Vogliamo vivere. Un fallimento totale. Il litigio con l’avvocato Pecorella che lo accusava di non avergli dato un euro per le parcelle. Con replica dell’interessato: «Sono al verde». Poi tutte le fasi del processo Ruby, quello dove gli hanno dato dell’assaggiatore di ragazze per conto del Cavaliere.
P: Se la prese con i pm che, secondo lui, dovevano vergognarsi per avere usato questa espressione. Ma un magistrato che fa un’arringa non è che possa tenere conto di queste cose. Deve convincere una giuria. È il suo ruolo.
Abbiamo ricordato una serie di interviste con Emilio Fede, fatte tra la primavera e l’estate del 2012. Sbaglio o in quel periodo La Zanzara andava in onda anche su Tgcom24?
C: Sì, è così. Dal febbraio 2012 fino alla fine di luglio ci hanno ripreso le telecamere, almeno fino alle 20. Blob aveva trovato nuovo materiale da cui attingere.
P: Il primo che ebbe l’idea di farci traslocare sul piccolo schermo fu Mentana. Un anno prima, in un’intervista a «Libero» disse esplicitamente: «Vorrei Cruciani e Parenzo a La7».
C: La cosa non si concretizzò per vari motivi, soprattutto c’erano dubbi interni a La7. Invece venne trovato l’accordo tra Mediaset e il gruppo del Sole 24 Ore per trasmettere una parte della Zanzara all’interno di Tgcom24, che aveva iniziato la programmazione se non sbaglio a dicembre 2011. Ma il bambino fu ucciso in culla.
In che senso?
C: Nel senso che non ci credeva nessuno, tranne noi e l’allora direttore di TgCom24, Mario Giordano. C’erano solo le telecamere accese e stop. Nessuno lavorò per trasformare uno studio radiofonico in una location dove si faceva un vero e proprio programma tv. Non erano previsti investimenti. Come poteva durare?
P: Quella non era televisione, era radio in tv. Era una roba a costo zero.
A me interessa un altro aspetto della vicenda. Più volte avete sottolineato la libertà assoluta di cui avete sempre goduto nella radio di Confindustria. Immagino che Mediaset non mettesse bocca sulle scalette della Zanzara, ma come reagiva quando in trasmissione – ed è successo tante volte – parlavate di Ruby, di olgettine o dello stesso contratto di Emilio Fede?
C: Mai ricevuta una telefonata. Anzi, no. Solo una. Dopo un’intervista a Fede, mi chiesero, per il futuro, di avvertirli prima. Il punto era chiaro: poteva essere sconveniente che, su una rete Mediaset, Fede parlasse del suo contratto, dei suoi rapporti con Confalonieri, Berlusconi o la Minetti. Dunque volevano essere liberi di decidere se mandarci in onda quel giorno.
Fatto sta che a fine luglio del 2012 si concluse, dopo appena sei mesi, la collaborazione tra La Zanzara e Tgcom24.
C: Me lo comunicò con una telefonata Giordano. Mi disse che anche in quella fascia volevano continuare a fare lo stesso tipo di informazione delle altre ore della giornata. Però credo volessero semplicemente riprendere il controllo editoriale in un momento importante del palinsesto. Con noi non poteva esserci.
P: Diciamo che Mediaset si rese conto che poteva diventare un problema avere in video due matti che facevano una serie di bischerate come mostrare la foto di Confalonieri, o persino di Ruby, su un cartone a favore di telecamera. Era oggettivamente sconveniente.
«Ieri sera ho visto cose che non si possono vedere in onda», ha commentato il direttore generale Informazione Mediaset, Mauro Crippa, annunciando lo stop.