Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)
Al di là del folklore leghista, quando scoppiò lo scandalo di Belsito, il tesoriere del Carroccio con undici diamanti in cassaforte e – secondo le accuse dei magistrati – un conto in Tanzania, non vi siete tirati indietro. Siete andati a cercare persino il figlio di Bossi.
C: È arcinoto che, tra i documenti di Belsito venne trovata la cartella “The Family”: conteneva il resoconto puntuale di tante spese della famiglia Bossi (dall’assicurazione dell’auto alla ristrutturazione della casa di Gemonio fino alle multe del “Trota”), tutte saldate con i soldi del partito. Chiamammo in diretta, senza preavviso secondo il nostro stile, Riccardo Bossi.
P: All’inizio non voleva rispondere, soprattutto alle mie domande. Poi, incalzato dal “direttorissimo” Cruciani, disse che lui di soldi da Belsito non ne aveva mai ricevuti, visto che non si occupava di politica ma di sport. Non escludeva, invece, la possibilità di un complotto dei magistrati nei confronti della Lega, «l’unico movimento fuori dal potere, all’opposizione, che non piace all’Europa».
C: Ma al di là delle vicende giudiziarie, Riccardo ha l’unica colpa di essere uno che ama la bella vita, le donne e le macchine veloci. Non è un reato, purché spendi soldi tuoi e non quelli dei contribuenti. Uscì pure che con i soldi della Lega avrebbe comprato il Viagra. Lo chiamammo: «Fortunatamente scopo senza».
Anche l’altro figlio di Bossi, Renzo, più noto come il “Trota”, è stato vostro ospite.
C: Una volta, forse due. Mi ricordo in particolare una serie di collegamenti, naturalmente preceduti dall’inconfondibile Va, pensiero, da Malta. Renzo, in qualità di presidente della nazionale della Padania, era al seguito della squadra durante i mondiali delle nazioni non riconosciute. Sto parlando di una formazione all’epoca guidata in campo dall’ex calciatore dell’Inter Ganz e in panchina da Leo Siegel, voce storica di Radio Padania, finito in tribunale per aver detto, dopo una puntata dell’Infedele sui rom, che «sarebbe andato volentieri a prendere in sinagoga per il collo Gad Lerner».
P: Bossi jr ci parlava ogni volta delle partite, secondo lui imperdibili, della Padania contro l’Occitania e il Regno delle Due Sicilie! Teatro dell’assurdo. Poi è finito come sappiamo, travolto dagli scandali. È passato in pochi mesi da consigliere regionale della Lombardia all’agricoltura. Recentemente il padre ha detto che alleva maiali e capre e ha imparato a fare il formaggio.
C: I ragazzi, Renzo e Riccardo, sono stati la rovina politica della Lega. Gira che ti rigira, alla fine le sfortune leghiste sono cominciate quando è venuto alla luce che la famiglia Bossi usava il denaro pubblico anche per scopi che con la politica non c’entravano nulla. Dopo la malattia del Capo, tutto è precipitato e si è formato un clan, il famoso “cerchio magico”.