
Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)
Bisogna fare un discorso a parte sui “mostri” fascisti, che La Zanzara ha ospitato frequentemente in questi anni. Sono diversi dagli altri?
C: Secondo me no. Per me i fascisti sono come quelli che elogiano Castro.
P: Vale sempre, anche nel caso dei “mostri”, la massima di Voltaire: «Non condivido le tue idee ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle». Tuttavia per me, che sono ebreo, avere a che fare con chi propugna idee antidemocratiche e violente come quelle del fascismo pone un problema. La storia della mia famiglia, che ha subìto la persecuzione nazista, mi rende più sensibile di fronte a certe questioni. Con alcuni ospiti mi verrebbe da applicare il principio della «legittima testata» ma, visto che non sono un violento, mi accontento di provare disgusto.
Uno dei casi limite, o forse oltre ogni limite, è quello di Renato Pallavidini, vostro ospite un anno fa durante una trasferta a Torino.
P: Eravamo al Salone del Libro quando mi trovai davanti questo signore, ex professore di liceo, già indagato per istigazione all’odio razziale. Per intenderci, un tizio che faceva – ma temo continui a fare liberamente – l’elogio di Mussolini e di Hitler, che odia gli omosessuali e sostiene altre amenità del genere.
C: Lo scopo dell’intervista a Pallavidini, era sempre lo stesso: fargli dire le peggiori nefandezze e contestarle punto su punto. Ma Parenzo quel giorno era fuori di sé.
P: Lo ammetto, ero molto agitato. Già prima della diretta non avevo voluto stringere la mano a Pallavidini. Così, ancor prima che Cruciani lo presentasse, presi la parola per dire, a beneficio degli ascoltatori che non potevano aver visto la scena di pochi minuti prima, che ero fiero di non aver stretto la mano a un tale fascista, che sosteneva cose di una violenza e di una volgarità storica inaudite.
C: Pallavidini sembrava indifferente alle critiche di David e cominciò, con un tono di voce sinistramente pacato, a spiegare che ormai era in pensione e che stava scrivendo un libro sul fascismo, lui che si professava orgogliosamente «fascista rivoluzionario». Quindi, proseguì dicendo che i gay «sono contro natura perché creano disordine sessuale e morale all’interno della società».
P: Superò il limite quando affermò che Hitler è «uno dei più grandi statisti della storia, paragonabile a Robespierre e Danton». A quel punto iniziai a urlare, senza fermarmi più: «Lei è uno dei più grandi coglioni della storia, chieda scusa!»
Come andò a finire?
P: Il signor Pallavidini pochi secondi dopo scappò a gambe levate, trovando però il modo di esclamare a mezza bocca «Heil Hitler». Ti rendi conto? Bisogna ricordare che, per fare l’intervista, c’era persino stata una lunga trattativa. Alla fine aveva accettato in cambio di duecento euro. Noi preparammo una busta con dentro… una banconota da dieci euro, giusto quello potevamo offrirgli. Nella fretta di scappare non prese neppure quella. Come dissi in diretta ero sconvolto, mi era andato il sangue al cervello ma Pallavidini fu davvero troppo per me.
C. Io invece rimango convinto, come spiegai agli ascoltatori dopo quella fuga grottesca, che si dovesse far parlare l’ex professore di liceo fascista e poi contestarlo.