Olgettine

Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)

     Bunga bunga è una delle espressioni che ha più segnato la politica italiana degli ultimi anni, le cronache giudiziarie, il costume. Al centro, naturalmente, c’è sempre lui: Silvio Berlusconi.

     C: Se non ricordo male l’espressione “bunga bunga” apparve per la prima volta su un giornale nel 2009 quando Noemi Letizia, intervistata dal «Corriere della Sera», raccontò una barzelletta di Berlusconi. Due ministri di Prodi vengono catturati da una tribù di indigeni in Africa. Il capo tribù interpella il primo ostaggio e gli propone: «Vuoi morire o bunga bunga?» Il ministro sceglie: «Bunga bunga». E viene violentato. Il secondo prigioniero risponde subito: «Voglio morire». Ma il capo tribù: «Prima bunga bunga e poi morire».

     P: Però nell’ottobre 2010 fu Ruby Rubacuori a raccontare alla magistratura di aver assistito durante le feste di Arcore al bunga bunga, una specie di rituale sessuale che Berlusconi avrebbe copiato dall’harem libico di Gheddafi. Chissà.

     Parliamo della passione per le donne di Berlusconi e delle conseguenze politiche che ne sono derivate.

     C: A me non è mai piaciuto etichettare come prostitute le donne – da Patrizia D’Addario a Ruby, fino alle altre olgettine – che hanno partecipato alle famose serate nelle case del Cavaliere. Almeno se usiamo il termine in senso dispregiativo. Tra l’altro non ci trovo nulla di sconveniente nella prostituzione, bisognerebbe legalizzarla. Una volta in tv, ad Agorà, dissi una cosa un po’ forte, che però confermo: vendere il proprio corpo è il segnale che esiste la libertà. Nella società occidentale esiste una minoranza di uomini e donne che si rivolgono all’uomo o alla donna potente, a quelli che governano lo spettacolo, la politica e l’industria. È il segnale che quella società funziona. Questa roba esiste ed esisterà sempre.

     P: Il solito Cruciani che deve giustificare ogni cosa, anche gli eccessi di Berlusconi.

     C: Ma non ho giustificato nessuno, non hai capito.

     P: Fammi parlare. Riflettiamo un attimo sulle vicende sessual-giudiziarie del nostro ex premier. Ho sempre trovato suggestiva la tesi di Sgarbi che, anche ai nostri microfoni, difende Silvio in questi termini: Ruby non è una prostituta ma una mantenuta che, nei confronti dell’ex premier, potrebbe essere accusata al massimo di “circonvenzione di attempato”. Mi verrebbe da abbracciarlo Vittorio, quando ha intuizioni geniali come questa. Tuttavia sbagliano tutti quelli che difendono Berlusconi, dicendo che si tratta della sua vita privata e che – di conseguenza – non si dovrebbe indagare su cosa è avvenuto nel suo letto. Ho sempre replicato, anche a Radio24, che la signora Boccassini non ha mai messo sotto processo il pisello di Berlusconi, ma lo ha accusato di reati gravissimi come induzione della prostituzione, per giunta di una minorenne, e concussione. Chi parla di processo al perizoma non sa di che parla. Prima ancora dei processi, però, a me interessa il dato politico. Le cosiddette olgettine, quando sono state chiamate a testimoniare nel processo Ruby, hanno fornito racconti differenti sulle serate ad Arcore. Alcune hanno parlato di semplici cene eleganti, altre hanno descritto cose ben diverse: balli osé, rapporti sessuali, ragazze che leccavano statue di forma fallica. Tutte cose divertentissime, per carità, di cui certo non mi scandalizzo. Anzi, se una vuole vendere il suo corpo per me non c’è problema, visto che in Italia la prostituzione non è reato. Ma il Presidente del Consiglio, se proprio non riesce a contenere (nell’esercizio delle sue funzioni) la sua natura, almeno non deve fare nulla che comporti ipotesi di reato! Si fanno spesso paragoni con Mitterrand, che ebbe persino una figlia illegittima, o Kennedy, di cui conosciamo la passione per le donne. Nessuno di loro, però, fece trapelare qualcosa, c’era un controllo strettissimo.

     C: Su una cosa concordo con David. Con i suoi comportamenti, diciamo troppo disinvolti, Berlusconi ha offerto su un piatto d’argento la sua testa ai magistrati milanesi, da sempre particolarmente attivi non appena sentono il nome del Cavaliere. Così i pm meneghini, che lo hanno processato su tutto in questi vent’anni, hanno avuto uno spunto in più su cui indagare.

     Quando, all’improvviso, le donne di Berlusconi fecero irruzione nelle cronache giudiziarie e nel dibattito politico, La Zanzara come si comportò?

     C: E che dovevamo fare? C’era solo l’imbarazzo della scelta. Appena si prendeva un numero di telefono ci buttavamo a pesce su tutti i protagonisti. Soprattutto le ragazze, almeno le più loquaci.

     P: Alcune fuggivano, altre avevano voglia di parlare. Sui giornali usciva di tutto, «la Repubblica» in testa. Però i programmi tv erano più prudenti, con la solita eccezione di Santoro.

     Basta, infatti, sfogliare l’archivio di Radio24 per ricostruire la lunghissima parata di giovani e belle ragazze che hanno sfilato alla Zanzara, alcune al telefono, altre in studio.

     P: Potrei definire il nostro atteggiamento nei loro confronti in vari modi: compiacente, correo, divertito, a volte vagamente ammiccante, sempre con lo scopo di tirar fuori una notizia e divertire gli ascoltatori. Credo che, visto il tema boccaccesco che bisognava affrontare, quello fosse l’unico registro possibile per fare un’intervista. Anche perché non stavamo parlando di Ustica o di Gladio ma di Ruby Rubacuori, la nipote di Mubarak! Io, poi, avevo un altro desiderio.

     Quale?

     P: Volevo sul serio capire come si svolgesse una festa ad Arcore, visto che ci sono andato una sola volta in vita mia e non ho visto manco una donna. È stato tanti anni fa, quando lavoravo a Telelombardia. Berlusconi era in campagna elettorale e concedeva interviste a gruppi di giornalisti. Quel giorno toccò a una serie di testate locali, tra cui la mia. Ogni giornalista aveva a disposizione mezz’ora. Io ero tra gli ultimi in lista ma, vista la grande curiosità, arrivai prestissimo. Silvio fu un ospite impeccabile: mi offrì un succo di frutta e delle ottime pizzette, cucinate dal cuoco Michele. Mi chiese anche se, nell’attesa, volessi fare un giro nel suo maestoso giardino. Preferii aspettare nel salone principale. Però in tutto quel tempo non incontrai nemmeno una donna. Solo Sandro Bondi…

     Chi fu la prima, tra le donne che parteciparono alle feste di Arcore, ad accettare l’invito della Zanzara?

     C: Tutto cominciò con Patrizia D’Addario e Terry De Nicolò, Ruby doveva ancora venire. Anche Parenzo non era ancora in pianta stabile nel programma. Era il 2010, ricordo una D’Addario molto sofferente. Fece il bilancio dell’anno trascorso dalla famosa intervista al «Corriere della Sera», in cui per la prima volta aveva svelato il suo rapporto con Berlusconi. Disse che stava male, era ingrassata dieci chili e soffriva molto a essere additata come una prostituta. In più, da tutta quella storia non aveva guadagnato un solo euro. Curiosamente, dopo la sua telefonata, chiamò una signora dalla provincia di Frosinone, che giurò di averla vista pochi giorni prima in splendida forma a Capri, al tavolo di uno dei più famosi ristoranti dell’isola assieme a Diego Della Valle. Vai a sapere se era vero! Poche settimane dopo ospitai Terry De Nicolò, un’altra delle ragazze portate ad Arcore da Gianpaolo Tarantini. Contestò la ricostruzione, fatta dalla «Repubblica» sulla base del verbale di un interrogatorio, di una notte trascorsa a casa di Berlusconi. In sostanza, negò di aver passato la notte nello stesso letto con Silvio e altre due ragazze.

     Finora abbiamo parlato delle primissime ragazze che parteciparono alle feste di Berlusconi. Quando entrò in scena Ruby, il vaso di Pandora si aprì definitivamente.

     P: Indubbiamente ci fu un salto di qualità. E anche la nostra “caccia” si intensificò.

     C: A volte queste interviste avevano poco a che fare col bunga bunga. Per esempio, abbiamo chiamato la super maggiorata Francesca Cipriani e non abbiamo parlato per niente di Berlusconi, anche se qualche serata ad Arcore l’aveva trascorsa pure lei. La nostra attenzione si concentrò solamente sul suo culo…

     In che senso?

     P: La soubrette di Mediaset era balzata agli onori delle cronache perché si era sottoposta a un intervento di chirurgia plastica al sedere che, per un clamoroso errore del medico, era andato malissimo tanto che la Cipriani chiese una marea di soldi di risarcimento.

     C: La prima domanda mi venne spontanea: «Perché a ventisei anni una donna decide di rifarsi il culo?» Sarò ingenuo, ma la risposta mi lasciò basito: «Volevo stare meglio col mio corpo. Avevo dei glutei normali all’italiana, sognavo un sedere alla Jennifer Lopez, più prorompente, più in sintonia con la mia personalità». In effetti portava anche una settima di seno, pure quello aggiustato con un megaritocco, per fortuna andato a buon fine.

     P: Ci stavamo divertendo come matti. A quel punto, con l’imperturbabilità di un giornalista inglese, chiesi quale fosse la situazione del sedere. La bella Francesca mi rassicurò che le protesi non erano esplose, semplicemente erano state sistemate male e che lei, poverina, di notte non riusciva a dormire dal dolore. La conseguenza, devastante, fu una lunga serie di interventi di ricostruzione, uno durato addirittura sette ore!

     Un posto d’onore nel vostro album delle olgettine spetta a Marysthell Polanco, ex soubrette di Colorado Cafè, la ragazza dominicana che raccontò di essersi mascherata da Boccassini e da Obama per far divertire Berlusconi.

     C: La prima volta alla radio ci confermò la notizia dell’uscita imminente di un suo disco, inciso insieme ad altre olgettine soprannominate “muñecas”, cioè bambole, con all’interno un brano fondamentale…

     P: La canzone stava tutta nel titolo, Vamonos al bunga bunga. La Polanco ci disse che Berlusconi non aveva scritto il testo ma l’aveva approvato. Ciò era stato possibile perché la Polanco sentiva abitualmente l’ex premier, di cui aveva il nuovo numero di telefono, «un 334…» Si erano sentiti solo una settimana prima, alla faccia delle inchieste in corso! Con un candore sconcertante confessò anche che il suo ex fidanzato era stato fermato con dodici chili di cocaina in macchina, ma erano «tutti per uso personale». Le chiesi ripetutamente se avesse fatto sesso con Berlusconi. Rispose che al massimo l’aveva sognato ma non era mai successo.

     C: Molti mesi dopo tornò alla Zanzara per cantare una nuova canzone: Cattivona, cattivona, cattivona, con la voce originale di Berlusconi. Soprattutto ci svelò i particolari piccanti di quando si era travestita da Boccassini: indossava la toga, teneva il codice in mano e una parrucca rossa in testa, sotto aveva «un completo intimo in stile burlesque». A dicembre scorso, quando Berlusconi presentò in pubblico la sua nuova fidanzata, il telefono della Polanco tornò a squillare. Lei rispose subito: «Lui ora si deve fidanzare, con la Pascale o con un’altra. Ha bisogno di fidanzarsi con una donna che lo rappresenti bene. Ma Berlusconi senza bunga bunga non sa stare, non è Berlusconi».

     La cosa forse più incredibile è che questi show sono andati in onda, ripetutamente, nella radio di Confindustria.

     C: Pensa quando ho portato negli studi di Roma Sabina Began, la famosa Ape Regina, una delle preferite di Berlusconi!

     P: La Began non è mai stata un’olgettina. E Cruciani perde la testa quando la incontra. Si scioglie.

     C: A me è sempre piaciuta, è vero. Ma chi non sta nella pelle è David…

     Guarda caso, in quelle occasioni Parenzo non è mai stato collegato al telefono ma sempre presente in carne e ossa…

     C: Sì, e in preda ad attacchi ormonali. La prima volta che Sabina ci venne a trovare, nell’estate 2011, David era come impazzito per la sua voce sensuale e il profumo. Le abbiamo fatto pure registrare l’annuncio dei titoli del Tg3 che mandiamo in onda ogni giorno.

     P: Sul legame con Berlusconi, invece, ne ha dette tantissime, ho perso il conto. Le sue erano continue dichiarazioni d’amore. Al punto che quando le chiesi un difetto – almeno uno – del Cavaliere, mi rispose che è troppo buono.

     C: Ecco il meglio della Began alla Zanzara: «Io Silvio l’ho sempre amato e lo amo ancora. È stato l’uomo più importante della mia vita». E ancora: «Berlusconi mi ha fatto vedere le stelle, è un superman. Ho passato la notte più bella della mia vita». Oppure: «Sono sempre stata molto gelosa di lui. Se mi regalasse un figlio sarei la donna più felice del mondo. Mi piacerebbe restare incinta di lui, è la cosa che voglio di più, il resto non mi interessa». In effetti, si parlò a un certo punto di una gravidanza, poi finita male. Non è mai stata tenera con le altre donne di Arcore, a cominciare da Nicole Minetti: «Si deve dimettere» si sfogò in diretta con noi. «Ci sono donne come lei che sono più amiche del chirurgo plastico che del popolo. La Minetti è un’ingrata. Gli ha detto in un’intercettazione che ha il culo flaccido, invece Silvio il sedere ce l’ha sodo e tosto. E sembra un toro. Davvero, un toro».

     P: Sabina sosteneva di amare persino i piedi di Berlusconi, diceva di averli annusati, baciati e che erano profumatissimi. Una volta si tolse una scarpa e fece annusare a noi il suo piede, tatuato con le iniziali SB. Ma adesso mi vengono in mente altre sue frasi: «Adesso lavoro al Milan grazie a lui, sono stata io a far tornare Shevchenko al Milan dal Chelsea perché sono amica di Abramovich». «Da quando sono stata a letto con lui non ho più fatto l’amore con nessuno». Poi la storia delle ascelle: «Gli ho baciato le ascelle, e profumavano di rosa. Sapeva di bambino. Erano le otto di sera, alla fine di una giornata di lavoro. Non c’era traccia di sudore, niente. Ho infilato la testa sotto il maglione e gli ho annusato le ascelle. Lui era emozionato…» Ma chi era tentato da Sabina Began era Cruciani.

     In che senso?

     C: Ci siamo scambiati dei messaggi. Nulla di più. E comunque non ve lo direi. 

     Non siete mai andati a cena con Sabina Began ma, in compenso, so che avete fatto un viaggio in treno con Sara Tommasi, altro nome noto del mondo del gossip. Anche lei aveva frequentato Berlusconi.

     C: Fu una giornata allucinante. Era l’inizio di aprile del 2012. Ci era capitato diverse volte di ospitare la Tommasi, soprattutto quando era stata ingaggiata da Alfonso Marra nella sua battaglia contro le banche. Marra aveva una relazione con Sara, che una volta aveva detto: «Il mio problema è un impulso insopprimibile a fare sesso». Decidemmo di portarla con noi in una trasferta a Desenzano sul Garda.

     P: Il viaggio, da Roma a Milano prima, da Milano a Desenzano poi, fu un vero incubo. In treno iniziò a parlare in modo esplicito di sesso, per di più a voce alta, attirando la curiosità degli altri passeggeri, compresi alcuni miei parenti. Ero visibilmente imbarazzato.

     C: Sara Tommasi ha degli evidenti problemi, lo dico senza cattiveria. Marra una volta ci disse che «ha tratti psicotici ed è in grado di fare (e farsi fare) qualsiasi cosa quando è sotto l’effetto della cocaina». Arrivati a Desenzano le dissi che doveva tornare a Milano perché non era in grado di restare con noi. Lei non voleva. Alla fine la portammo in albergo.

     P: Ci raggiunse qualche ora più tardi in trasmissione, ma era del tutto ingestibile.

     C: Continuava a sussurrarmi parole sconce all’orecchio: «Voglio assaggiare il tuo…» e cose del genere. A un certo, a microfono aperto, cominciò a delirare: parlò in francese, fece dei complimenti sconclusionati a Carla Bruni che era riuscita a sposare un presidente e, gran finale, disse all’intera platea che non portava le mutande.

     P: Ci salvò Matrix.

     Cosa c’entra la trasmissione di Mediaset?

     C: Ci invitò a uno speciale, organizzato per quella stessa sera, sulle dimissioni improvvise di Bossi. Venne a prenderci una macchina del programma. Non potendo lasciare la Tommasi a Desenzano, alla fine venne con noi a Milano. Sempre in stato confusionale, tentò in macchina anche un mezzo spogliarello. Quando ci fermammo a un autogrill sparì per venti minuti in bagno. In macchina allargava le gambe. L’arrivo agli studi di Canale 5 fu una liberazione. La lasciammo nelle mani dell’autista.

     P: Ogni tanto l’abbiamo chiamata, per esempio quando l’estate scorsa uscì il suo primo film porno, ma rigorosamente al telefono, a distanza di sicurezza.

     In questa carrellata sulle olgettine, non abbiamo ancora parlato di quella più discussa, Nicole Minetti, per la quale la procura di Milano poche settimane fa ha chiesto una condanna a sette anni nel processo ribattezzato Ruby 2.

     C: Senza la Minetti-story, la relazione con il Cavaliere, le intercettazioni che abbiamo mandato in onda, i travestimenti da suora, la candidatura alla Regione Lombardia, Don Verzè e Formigoni, La Zanzara non sarebbe stata la stessa.

     P: Abbiamo fatto diventare un tormentone l’espressione di saluto che rivolse a Berlusconi: Love of my life…

     C: Per mesi si parlò delle sue dimissioni dal Consiglio regionale della Lombardia. Una sera, mentre lei era a Parigi, ci collegammo con Vittorio Feltri.

     P: Quel giorno Feltri aveva scritto un editoriale sul «Giornale», in cui consigliava alla Minetti, prima di dimettersi, di «passare alla cassa perché nella vita non si fa mai nulla per nulla». Tra l’altro si vociferava delle contropartite chieste dalla soubrette per lasciare il Pirellone, tra cui la partecipazione a un cinepanettone.

     C: Era l’estate scorsa, Formigoni si trovava già in grande difficoltà e buona parte del Pdl, Alfano in testa, premeva per le dimissioni della Minetti. Contemporaneamente, erano uscite nuove intercettazioni, tra cui quella in cui Nicole chiamava Berlusconi «love of my life». Girava l’audio originale della telefonata, che noi mandavamo in onda con la canzone omonima dei Queen in sottofondo.

     P: Era complicato parlare con la Minetti, che faceva solo interviste con «Chi». Avevo un cellulare. Provai, e chiesi a Feltri di mettersi a parlare con lei. Magari non capiva che eravamo in diretta alla radio.

     C: Nicole rispose dopo un po’ e io feci finta di essere uno della segreteria di Feltri. Vittorio al telefono le consigliò di tenere duro e di trattare la sua uscita, però a un certo punto la liquidò. Le propose anche un’intervista sul giornale oppure in radio, dai suoi amici della Zanzara…

     P: In realtà la Minetti, che scema non è, alla fine si accorse dello scherzo. Infatti, prima di riattaccare disse a Feltri: «Salutami quelli della Zanzara».