Mario Pepe

Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)

     L’onorevole Pepe, salernitano, nella passata legislatura passò dal Pdl ai Responsabili, per finire nel gruppo Misto.

     P: Lo beccammo a pochi giorni dal compimento dei sessant’anni, la fatidica età del vitalizio. Ci disse candidamente: «Ho fatto tre legislature, tra dieci giorni maturo il diritto a prendere il vitalizio, credo tremila euro e qualche cosa al mese… Io so di parlamentari che con il vitalizio riescono sì e no a sopravvivere. Io ero medico ma da dodici anni faccio solo il parlamentare, senza vitalizio prenderei una pensione di milleduecento euro al mese».

     C: Fece una difesa appassionata ma totalmente senza senso del vitalizio. Da un lato, come tutti, ripeteva che le strade per tagliare i costi della politica erano altre, ad esempio ridurre il numero dei parlamentari e abolire il Senato. Dall’altro, sostenendo che uno che fa politica ha bisogno della serenità economica, fece un esempio assurdo, che dimostra come ormai molti politici vivono completamente sganciati dalla realtà.

     P: Spiegò che in un anno era stato testimone di nozze a ventuno matrimoni, cosa che l’aveva costretto a spendere somme gigantesche per i regali agli sposi. Pepe si definiva un «deputato all’antica, di quelli che prendono le preferenze, che devono ascoltare i bisogni, le esigenze della gente, ci sono delle spese». Robe da pazzi.

     C: Diceva cose incredibili, considerava il vitalizio un «assegno di reinserimento», usava massime incomprensibili come: «La vita del parlamentare è breve, la vita delle istituzioni sfiora l’eternità». Infine, immaginando, dopo il decennio trascorso in Parlamento, il suo rientro all’attività medica, si paragonava a Lech Walesa, tornato a fare l’elettricista dopo essere stato presidente della Polonia!