
Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)
Borghezio e i suoi fratelli
Secondo voi esiste un nesso tra la piazza leghista di vent’anni fa e quella grillina di oggi?
C: Molto tenue, al di là dei toni roboanti e rudi che oggi utilizza Grillo come Bossi e altri leghisti. La Lega ha sempre avuto una determinata base territoriale e ha sempre portato avanti il grande sogno federalista, se non addirittura secessionista. Il Movimento 5 Stelle invece ha sfondato anche al Sud, non dimentichiamo che il primo grande exploit avvenne in Sicilia.
P: Qualcosa in comune c’è, come l’etichetta anti-sistema che si attribuiscono entrambe le forze e una presunta diversità dal resto dei partiti. Una (della Lega) di carattere geografico, l’altra (di Grillo) di tipo antropologico. Poi negli anni la Lega, da forza di rottura che ho visto nascere nel mio Veneto e che mi stava pure simpatica perché poneva questioni autentiche legate al Nord, si è perfettamente integrata con il potere romano, si è seduta nei migliori ristoranti e ha scoperto la coda alla vaccinara. L’emblema di questa trasformazione è lo scandalo del “Trota”, il figlio del fondatore, che si faceva rimborsare persino gli scontrini della Coca Cola. Tutto ciò dimostra che i leghisti, mentre vanno alle feste inneggiando contro “Roma ladrona”, sono come tutti gli altri.
Tu, Cruciani, hai dichiarato di aver votato Maroni alle ultime elezioni in Lombardia.
C: Sì perché credo che, al di là delle ruberie e degli scandali scoppiati attorno a Formigoni, il governo regionale che c’è stato negli ultimi vent’anni qualcosa di buono lo abbia prodotto. Ma, come sai, non mi va di essere etichettato in nessun modo. Ho votato quel giorno lì per Maroni, punto.
Come sarà la Lega del futuro, senza Bossi?
C: Per chi mi hai preso, per Nostradamus? Oggi vedo che governa tre Regioni importanti del Nord, ma è un’illusione. Dopo gli scandali è diventata marginale e rischia seriamente di estinguersi. Il nuovo slogan è la macroregione del Nord, ma chi lo capisce è bravo.
P: Si trasformerà, non so in che modo, ma sarà lontana dagli impeti e gli slogan delle origini. Maroni, Salvini e Tosi sono tre personalità molto forti, che hanno già dato una direzione nuova al partito.
C: Sarà. Per ora io vedo solo lotte interne tra gli ultimi giapponesi bossiani e i maroniani, per non parlare delle faide regionali in Veneto. Però quando si è trattato di attaccare il nuovo ministro dell’integrazione Cecile Kyenge si sono ritrovati tutti uniti sotto le bandiere verdi.
Una Lega del genere, molto ridimensionata, rischia di non fornirvi più quel materiale di slogan, dichiarazioni choc, proposte politicamente scorrette, a cui avete attinto a piene mani in tutti questi anni. A cominciare da Mario Borghezio.
C: Non c’è dubbio. Tanto che a un certo punto mi era venuta persino l’idea di fare una sorta di cofanetto con il meglio di Borghezio, una scelta tra gli imperdibili comizi di Pontida, le apparizioni in tv fino alle incursioni da noi in trasmissione. Una sorta di “Borghezio collection”, venduta dalla Zanzara. Sarebbe stata una cosa strepitosa! Ma qualcuno al «Sole» non era molto d’accordo…
P: Borghezio è diventato un ospite ricorrente alla Zanzara per tanti motivi. Intanto perché io ho una conoscenza antica con lui, dai tempi di Telelombardia, quando conducevo Iceberg. Io, nato e cresciuto in Veneto, ho visto l’ascesa del fenomeno leghista. Ho respirato il “vento del Nord”, come diceva il mio maestro Daniele Vimercati. Non a caso Borghezio fu molto prezioso nella stesura del mio libro sulla Lega. Da lì si è stabilito un contatto, che non si è mai interrotto.
C: Borghezio è un unicum irripetibile. Non ci sarà più un altro personaggio come lui. Uno che non ha relazioni familiari, eccetto la sorella. Non ha mai avuto una relazione stabile perché, ha spiegato, «ho scelto di essere un soldato politico». «Vivo da solo» mi ha detto in un’intervista a «Panorama» che gli è costata l’espulsione dal gruppo del Parlamento europeo, «e il legame lo considero un pericolo per la mia libertà, un abbassamento».
Ah, raccontami di questa intervista a «Panorama» e della cacciata di Borghezio. La colpa è tua, Cruciani.
P: Dopo l’intervista l’ho chiamato per invitarlo a una trasmissione tv e mi ha mandato affanculo dicendo che siamo degli stronzi. Ma io non c’entro nulla, questa volta.
C: Se è per questo nemmeno io. Non ho cambiato una virgola di quello che mi ha detto. Sono entrato a casa sua col fotografo e mi si è presentata una scena incredibile. Un’abitazione in cui ci sono solo libri che occupano praticamente tutto lo spazio. Borghezio spende quasi tutti i soldi dello stipendio andando a cercare documenti storici e volumi in giro per Francia e Belgio. Poi c’è un cesso e una stanza da letto che sembra quella di una galera. Pareti ingiallite, tapparelle abbassate e scassate, mobili antichi, guardaroba scarno con quattro-cinque camicie verdi.
Andiamo al sodo. Quali sono le frasi incriminate?
C: Ha detto che i meticci sono un obbrobrio e che il meticciato inquina la differenza tra le etnie. Creare un meticcio, secondo il nostro, «è peggio di una bestemmia, un oltraggio all’appartenenza alla propria etnia». Sostiene di non essere razzista, ma differenzialista. Cioè vuole che la gran massa dei neri resti a casa sua e pensa che le etnie stiano meglio separate. Lascio a voi giudicare.
P: Per me è un razzista orgoglioso di esserlo e lo rivendica.
E sulla Kyenge?
C: Già era finito nei guai dopo una puntata della Zanzara nella quale aveva dato della “casalinga” al ministro. «Questo è un governo del “bonga bonga”» aveva tuonato «e la Kyenge ci vuole imporre le sue tradizioni tribali, quelle del Congo. Se mi chiedete se lei è italiana io dico che il Paese è quello che è, le leggi sono fatte alla cazzo…» E ancora: «La parola “negra” in Italia non si può dire ma solo pensare. Fra poco non si potrà neanche dire clandestino, si dirà “sua eccellenza”. La persona giusta per fare il ministro era il sindaco Gentilini, persona preparata, esperta, di una certa serietà».
P: Non solo. Ricordo anche un altro passaggio: «Gli africani sono africani, appartengono a un’etnia molto diversa dalla nostra. Non hanno prodotto grandi geni, basta consultare l’enciclopedia di Topolino». Per concludere così: «Kyenge fa il medico, le abbiamo dato un posto in una Asl che è stato tolto a qualche medico italiano».
Forse ce n’era già abbastanza per mandarlo via dal Parlamento europeo. Un’associazione ha raccolto più di centomila firme…
C: Quelle sono puttanate. Perché Borghezio non dovrebbe avere diritto di stare in Parlamento se la gente lo vota? Chi lo decide, un’associazione che raccoglie le firme? Ridicolo.
P: Eppure alla fine questi di Articolo 21 un risultato lo hanno ottenuto.
C: Ma quando mai… Non me ne vanto, ma Borghezio viene mandato via dal gruppo euroscettico a Strasburgo quando l’inglese Nigel Farage legge la mia intervista pubblicata su «Panorama».
P: Lo stesso Farage che nel suo ufficio ha fatto mettere in bella vista una tomba in legno con il simbolo dell’euro sopra. Un estremista anche lui, accusato in patria di essere razzista. In questa vicenda c’è da considerare pure questo aspetto.
E cosa ha detto di più pesante sulla Kyenge nell’intervista a «Panorama»?
C: Anzitutto chiarì una cosa: «Non devo chiedere scusa a questa signora e non mi pento di quello che ho detto. La parola scusa non la pronuncio nemmeno se mi sparano». Poi raccontò un episodio: «Negli anni Settanta ho passato due anni nello Zaire. Ho assaggiato il prodotto locale, devo dire molto considerevole. Non paragoniamo il ministro Kyenge a una bellezza katanghese. Alte, belle, profilo europeo. Tutto un altro prodotto. La signora Kyenge avrà altre qualità, ma non certo il fascino delle katanghesi che ho conosciuto a Kinshasha». E per non farsi mancare niente sostenne pure che lei e il marito (italiano) dovevano pensarci bene prima di fare dei figli “misti”.
Borghezio tra l’altro si vanta di avere legami con gruppi dell’estrema destra francese apertamente filonazisti…
C: Lui dice che i regimi totalitari hanno fatto cose molto buone e cose terribili come le persecuzioni. Sostiene che alcuni ministri di Hitler furono tra i precursori dell’ecologismo moderno. Insomma, difensori della natura…
P: Una volta, in una delle tante trasferte della Zanzara al Parlamento europeo, andammo a cena con lui a Strasburgo. A un certo punto tirò fuori dal portafoglio una tessera. «Guardate questa» ci disse con orgoglio.
C: Era una specie di carta in cui appariva la scritta Ku Klux Klan. Per lui con l’elezione di Obama gli incappucciati «sono rinati come l’erba». E lo disse anche con una certa soddisfazione. Però disse di essere solo incuriosito. Sarà.
Definire estreme certe posizioni di Borghezio a volte è riduttivo. Alla Zanzara ha creato più di un incidente diplomatico. Ad esempio, quando espresse certi giudizi su Ratko Mladić, il generale serbo accusato di genocidio e crimini contro l’umanità nell’ex Jugoslavia, il responsabile del massacro di Srebenica e dell’assedio di Sarajevo.
P: All’indomani del suo arresto, definì Mladić un «patriota». Secondo Borghezio non esistevano le prove dei crimini di cui era accusato. Di fatto, considerava le accuse contro di lui di natura politica, dunque infondate.
C: Sempre in quella occasione si disse pronto ad andare a trovare Mladić a l’Aja, come aveva tentato di fare in passato con Milošević. Anzi, addirittura autorizzava noi della Zanzara ad accompagnarlo insieme a una fantomatica delegazione.
P: Frasi deliranti, naturalmente, così come la convinzione che i serbi fossero gli unici che avrebbero potuto fermare l’avanzata islamica in Europa, ma noi occidentali non li abbiamo lasciati svolgere questa preziosa missione. D’altra parte, una volta mi parlò del «grandissimo combattente Ante Pavelić». Sto parlano del capo degli Ustascia croati che, durante la seconda guerra mondiale, dopo aver strappato gli occhi a un numero impressionante di ebrei e serbi, mandò un cesto con i suoi scalpi ai nazisti, i quali dissero inorriditi: «Questo è peggio di noi». Il signor Ante Pavelić per Borghezio è un patriota!
Di fronte alle dichiarazioni su Mladić, Lerner spiegò pubblicamente che non l’avrebbe più invitato nelle sue trasmissioni. Voi, invece, non solo l’avete ospitato tante altre volte ma gli avete dato la possibilità di dire altre enormità, come nel caso di Anders Breivik, il folle autore degli attentati in Norvegia del luglio 2011, che causarono settantasette morti.
C: Avvenne tutto per caso, davvero. Pochi giorni dopo la strage, «la Repubblica» pubblicò il diario di Breivik. Pensai che sarebbe stato interessante conoscere l’opinione di Borghezio. Lo chiamammo al volo, un quarto d’ora prima della diretta. Si trovava a Nizza, a cercare libri come al solito. Lui ci disse che aveva letto il diario e gli piacevano alcuni passaggi. Mi si accese la lampadina e gli dissi: «Ti chiamiamo tra poco in trasmissione». Lui accettò e, collegato dalla Francia, ci disse che «alcune sue idee erano condivisibili, come l’opposizione all’Islam e l’accusa all’Europa di essersi arresa prima di combattere».
P: Fece anche un paragone, molto ardito, con Oriana Fallaci che, a suo dire, pensava le stesse cose di Breivik ma non metteva bombe. Borghezio non si conteneva, quando alla fine gli chiesi se, sintetizzando, si poteva dire di Breivik «buone idee, messe in pratica in modo tragico», lui replicò: «Buone le idee, in alcuni casi ottime…» Si scatenò l’inferno.
C: Fu costretto a scusarsi pubblicamente con l’ambasciata norvegese, in una specie di viaggio di penitenza a Roma. Ma pochi giorni dopo tornò il Borghezio di sempre.
P: Borghezio è anche fissato con Obama. Lui gioca molto su questa storia della razza bianca da difendere a tutti i costi. Noi, su questo filone, l’abbiamo fatto scatenare in più occasioni. Ricordo che, dopo la rielezione di Obama alla Casa Bianca, disse: «Ha vinto l’America meticcia che mi sta sul cazzo».
Il vostro obiettivo con Borghezio è chiaro. Fargli dire, su qualunque argomento, le peggiori atrocità. Qualcuno, però, potrebbe farvi notare che voi non condannate le cose che dice ma persino ci ridete sopra.
C: Un po’ lo critichiamo, utilizzando le solite frasi «ma dai, ma che dici, ma no…», un po’ ammetto che lo lasciamo dire. Alcuni benpensanti ci accusano per questo, ma io me ne fotto totalmente. Prendi Gad Lerner. Dopo le frasi su Mladić ha scritto che non lo avrebbe più invitato all’Infedele, dove lo ha ospitato per tanti anni facendolo passare per un intellettuale raffinato. Questa è la cosa incredibile. Lerner dice a noi che andiamo a cercare i “mostri” abbrutendo l’informazione in Italia e lui gli stessi soggetti li faceva sedere comodi sulla poltrona a discettare di massimi sistemi. Verrebbe da dire una parolaccia, ma lasciamo perdere.
P: Invece il vero Borghezio è quello che viene da noi alla Zanzara. Il Borghezio che dice che Roma puzza, fa venire il vomito e andrebbe derattizzata. Quello che considera la Boldrini una fancazzista che lucra sulla disperazione degli esseri umani. Quello che chiama gli imam “palandrane del cazzo” e via discorrendo.
C: L’ho già detto altre volte: una trasmissione come la nostra non può che vivere spesso di scontri frontali. Quando la gente è in macchina e torna a casa da una giornata di lavoro cosa credi che cerchi? Il ragionamento sofisticato sulla legge elettorale oppure vuole divertirsi? Cerchiamo anche personaggi estremi perché creano nelle persone un sentimento di repulsione e attrazione. In radio funziona, ma anche altrove.