Marco Pannella

Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)  

   Capisco la vostra ambizione e la vostra voglia di migliorare sempre. Ma nella scelta degli ospiti fate già una selezione capillare, puntando solo su quelli più funzionali alla vostra idea di radio.

     P: In un talk show di due ore e mezza c’è di tutto. Anche se la notizia del giorno è, che ne so, uno scontro tra Renzi e Letta, io me ne frego e invito come ospite principale Paolo Villaggio che parla dei suoi malanni o dei preti gay.

     C: L’attualità la raccontiamo con le voci della giornata e le nostre opinioni. Se vogliamo stare sul “pezzo”, ci sono gli ascoltatori che commentano o persino un ospite che chiamiamo al volo, senza preavviso, a puntata in corso, perché ci sembra opportuno.

     P: In un contesto così fluido, tutti gli ospiti sono chiamati per un motivo: per fare polemica, per suscitare reazione nel pubblico. In teoria, devono fare scandalo.

     C: Sai che ti dico? Quando un politico mi dice che non vuole venire per me è quasi un onore. C’è uno, il senatore Lucio Malan del Pdl, che quando sente La Zanzara fugge come fosse la peste. In realtà, una volta lo abbiamo attaccato perché aveva preso nella sua segreteria un paio di parenti, il furbetto. Ovviamente pagati coi soldi nostri. Se l’è legata al dito. Ce ne siamo fatti una ragione, ti assicuro. Solo un tipo di ospiti va evitato con cura.

     Quale?

     C: Quelli noiosi, quelli che non vogliono stare al nostro format, che non accettano le nostre domande o non rispondono. Quando capita, mi sono rovinato la giornata. Non ci dormo la notte. I montiani, per esempio, sono deleteri. Tranne uno, Mario Sberna, quello che va in giro coi sandali e dorme in convento. Un mito.

     P: Solo una volta chiamammo Andrea Olivero di Scelta civica.

     C: Bravissima persona, per carità. Ma ci pentimmo alla prima risposta! Altre volte, invece, chiami un ospite con un obiettivo e poi l’intervista ti sfugge di mano.

     Ad esempio?

     C: Pannella. Lo invitammo pochi giorni prima dell’elezione del presidente della Repubblica, con l’idea di farlo parlare male di Napolitano perché secondo lui aveva violato la Costituzione. Volevamo provocarlo un po’ anche sulla Bonino.

     P: Che è eternamente candidata a tutto.

     C: Se è inutile l’ospite che vuole fare comizi, Pannella allora è inutile. Quando cominciò il suo monologo ho iniziato a prenderlo per il culo. Lui parlava di cose successe nel 1999, di cui a noi non fregava nulla. Poi voleva dirci che la Bonino è la persona più popolare d’Italia e io gli risposi che aveva preso lo 0,3 per cento alle ultime elezioni. Sbroccò. Uscì dallo studio rincorso da Parenzo sbraitando non so cosa. David lo convinse a tornare in studio. Ma la musica non cambiò e a un certo punto tentò di fare un appello per i detenuti in giro per l’Italia. Ma non me ne importava nulla, non dei detenuti ma dell’appello di Pannella. Perse la testa definitivamente.

     Siete riusciti ad arginarlo?

     P: Macché. A un certo punto prese in mano il microfono, non voleva più restituirlo, non si fermava più. Continuava a parlare come un ossesso. Cruciani cercava di interromperlo e lui cominciò a sfasciare lo studio.

     C: Mi ferì a una mano! A fine puntata avevo un dito gonfio.

     P: Proprio per questo Pannella per me è invece molto utile: è l’unico politico italiano con cui puoi veramente cazzeggiare fino in fondo e che ti regala lo show, risultati radiofonici inarrivabili. Non è che inviti Pannella per parlare del dramma dei cattolici montagnard. Lo inviti per ingaggiare una favolosa battaglia dialettica. Ci spiegò un giorno, sempre in diretta, perché aveva iniziato a portare quell’orrendo codino: «Altrimenti col fumo i capelli mi diventano tutti gialli».

     C: Ho votato un sacco di anni i Radicali, sono cresciuto politicamente con loro, ho passato qualche mese a Radio Radicale, ma ora non li sopporto più. Quando ho incominciato a capire, non li ho più votati. Come dice Giovanni Negri, da quarantacinque anni alcune persone sono proprietarie del partito peggio di Berlusconi: proprietari dal punto di vista finanziario, del simbolo, di tutto. Incassano il finanziamento pubblico da tanti anni, pur essendo contro il finanziamento pubblico ai partiti. Sono una specie di mandarinato cinese in cui non c’è una classe dirigente che è cresciuta, perché quando qualcuno cresce, loro lo stroncano. Negri parla di premiata ditta Bourguiba-Nonna Emma, dove Pannella è come il vecchio leader tunisino che mezzo rincoglionito venne messo in una casa di riposo dai suoi e la Bonino è, appunto, la Nonna che è candidata a tutto.

     Oggi è ministro degli Esteri nel governo Letta. Il coronamento di una carriera.

     C: Magari farà bene. Ma Negri, che li conosce bene, dice che ormai può andar bene per fare il ministro ma anche il presidente della Regione Lazio, oppure il sindaco del paese. «Nonna Emma» ci disse Giovanni alla Zanzara, «deve andare a casa. Al loro posto vanno messi due ventenni. Invece a Bourguiba e Nonna Emma interessa solo avere un monumento. Purtroppo quella radicale non è classe dirigente ma digerente, nel senso che ingoia tutto. Anche se prendono lo 0,3 per cento dei voti, che è il prefisso di Lodi, non si apre nessuna discussione. Nessuno si ribella». Io penso che abbia ragione lui.
 

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