Dalla pagina Wikipedia "La Zanzara" (maggio 2021)
La Zanzara è un programma radiofonico trasmesso da Radio 24 e condotto dal giornalista Giuseppe Cruciani con la collaborazione del collega David Parenzo. Spesso è presente anche Alberto Gottardo, inserito nelle ultime stagioni come terza voce.
La trasmissione, in onda in diretta dagli studi di Radio 24 in viale Sarca 223 (nella sede storica di via Monte Rosa 91 fino al 25 marzo 2021) a Milano dal lunedì al venerdì dalle 18.30 alle 20.50 e in replica dopo le 22, propone interviste con numerosi ospiti e commenta fatti di attualità con protagonisti della vita politica, sociale e culturale italiana e con l'intervento telefonico dei radioascoltatori, alcuni di questi diventati ospiti fissi del programma. Il format è inoltre caratterizzato dalla discussione di diversi argomenti provocatori (in particolare in ambito erotico) e dall'ampio uso di linguaggio colorito.
Nel corso del programma vengono trasmessi gli inserti di rete che aggiornano sul traffico e quelli riguardo alle contrattazioni in borsa, nonché un'edizione del giornale radio alle 19.
Il titolo della trasmissione è ispirato al nome del celebre giornale studentesco La zanzara del liceo Parini di Milano e a un pezzo musicale classico chiamato "Il volo del calabrone", usato come da pre-sigla dello show.
Nella sigla della trasmissione è riprodotto il ritornello della canzone Tutto il resto è noia di Franco Califano.
Storia
Giancarlo Santalmassi, insediatosi come direttore di Radio 24 nell'ottobre 2005, chiese a Giuseppe Cruciani di inventarsi un nuovo programma. Santalmassi aveva in mente il modello delle sue invenzioni radiofoniche come Zapping o Helzapoppin', ma diede comunque libertà assoluta a Cruciani, il quale scelse il nome del programma ispirandosi al pezzo di musica Il volo del calabrone e al titolo dell'omonimo giornale studentesco del Liceo Parini di Milano, il quale nel 1966, anno di nascita dello stesso Cruciani, fu protagonista di un processo per stampa oscena e corruzione di minorenni, per un'inchiesta sulla sessualità nella quale erano state intervistate delle studentesse minorenni.
La trasmissione esordì il 9 gennaio 2006, in piena campagna elettorale per le elezioni politiche italiane del 2006.
Nel 2008 durante il Premio Casinò di Saint-Vincent per la Radio Kay Rush ha premiato il programma con Grolla d'oro come "migliore trasmissione della sera". La trasmissione è stata condotta in passato anche da Corrado Formigli (estate 2006-2008), Luca Telese (2008-2010), Alessandro Milan e da Alessio Maurizi (estate 2011). Saltuariamente partecipa alla conduzione anche il giornalista e conduttore radiofonico padovano Alberto Gottardo.
Dal 20 febbraio al 3 agosto 2012 La Zanzara è stato trasmesso anche in diretta televisiva sul canale TGcom24 in contemporanea con Radio 24, dal lunedì al venerdì. La diretta veniva trasmessa in due blocchi: il primo dalle 19:15 alle 20:00, a cui seguivano le breaking news di TGcom24 e gli aggiornamenti dell'ultima ora, il secondo dalle 20:45 fino al termine del programma alle 21:00. Grazie a una webcam presente in studio, la trasmissione radiofonica è comunque visibile in diretta sul sito ufficiale di Radio 24.
Dal sito tgcom24.mediaset.it (archiviato su Webarchive)
17.2.2012
"La Zanzara" in diretta tv su Tgcom24
La trasmissione radiofonica di Radio24 in onda dal lunedì al venerdì alle 19.15
17:52 - Grazie all'accordo tra due dei maggiori editori italiani, Mediaset e Gruppo 24 Ore, da lunedì 20 febbraio il programma giornalistico "La Zanzara" di Radio24 debutta in diretta tv. Le telecamere della rete all-news TgCom24 seguiranno in esclusiva tutti i giorni, dal lunedi al venerdì alle 19.15, la trasmissione radiofonica condotta da Giuseppe Cruciani con David Parenzo che sarà visibile in live streaming anche su Web, smartphone e tablet.
La diretta sarà trasmessa in due blocchi: il primo dalle 19.15 alle 20, a cui seguiranno le breaking news di TgCom24 e gli aggiornamenti dell'ultima ora, il secondo dalle 20.45 fino al termine del programma alle 21.
Da lunedì 20, il pubblico avrà quindi una doppia opportunità: seguire il programma in diretta nella consueta versione radiofonica o cogliendo anche le immagini di quanto avviene in studio attraverso lo schermo televisivo di TgCom24.
Nella trasmissione del 4 marzo 2013 intervistarono telefonicamente l'allora "Saggio", nominato da Napolitano, Valerio Onida, che ammise, a quella che lui credeva Margherita Hack, che i Saggi fossero solo un modo per guadagnare tempo e che fossero di fatto "inutili". L'intervista scosse molto l'opinione pubblica di allora, questo però ebbe l'effetto di far condannare La Zanzara e farle porre il divieto, da parte dell'editore, di fare scherzi che potessero trasformarsi in notizie di rilevanza politica.
Nel luglio 2019 Cruciani prospetta la possibilità che la stagione successiva possa essere l'ultima del format radiofonico, eventualità poi smentita il 7 settembre 2020 con il ritorno della trasmissione nei palinsesti di Radio 24.
Premi e riconoscimenti
2008 - Grolla d'oro (Da WebArchive)
sabato 11 ottobre 2008
Non ha peli sulla lingua e si trova a dover riequilibrare la serata quando gli interventi diventano troppo accesi: la grolla d'oro di "migliore trasmissione della sera" premia "La zanzara" di Radio 24 (Il Sole 24 ore) e il suo conduttore Giuseppe Cruciani, «per sapere raccontare l'attualità in modo pungente e senza censura».
E' la poliedrica Kay Rush, anche lei convinta che «il lavoro più bello del mondo è lavorare in radio», a premiare Cruciani che confida: «sono un irregolare nella radio, perché uso un linguaggio un po' sporco, un po' ruvido».
«E poi cerco di superare un piccolo tabù, del conduttore che deve essere un moderatore, essere sopra le parti - aggiunge - io invece dico un po' quello che mi pare».
2011 - Premio Cuffia d'oro
Dall'articolo del Giornale del Friuli archiviato su archive.is:
Giuseppe Cruciani (La Zanzara, Radio 24) – Migliore programma, premio Regione Friuli Venezia Giulia
La Zanzara è l’esempio perfetto di trasmissione ideata bene e riuscita meglio, acuta e interattiva con ogni tipo di ascoltatore. La bravura del conduttore, ironico quanto ottimo conoscitore dell’attualità, perfettamente coadiuvato da una spalla imprescindibile come David Parenzo, consente di spettacolarizzare le telefonate in diretta, creando un vero e proprio movimento di attenzione nei confronti del programma. Complimenti e critiche si fondono e dividono il pubblico in maniera pressoché perfetta ed esaltante, come esaltante è il modo di trattare e colpire la politica quando se lo merita.
2012 - Premio Satira politica (su web.archive.org)
Premio satira politica a "I soliti idioti" e "la Zanzara" di Cruciani. Ecco tutti i vincitori dell'edizione 2012
FORTE DEI MARMI (Lucca), 16 settembre - Come ogni anno, settembre è il mese della satira. E come sempre, la premiazione - condotta da David Riondino, accompagnato dai ritratti sonori eseguiti da Mirko Guerrini e Mirio Cosottini - è avvenuta alla Capannina di Franceschi di Forte dei Marmi. Eh sì, il contesto è quello perché in ballo c'è la 40esima edizione del "Premio Satira" organizzato dal Comune di Forte dei Marmi, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e la Banca di Credito della Versilia, Lunigiana e Garfagnana. Anche quest’anno ai vincitori è andata la scultura “l’Ape”, ideata da Pietro Cascella, che riprende il logo del premio (da quarant’anni, appunto, è proprio l’ape che 'punge'). A loro anche la scultura "Cavallo e Cavaliere" di Ugo Guidi e la scultura di Emanuele Giannelli, ideata per il Premio Pino Zac. [...]
LA ZANZARA (Radio24) di GIUSEPPE CRUCIANI, con la collaborazione di DAVID PARENZO (radio): "Più che banalmente pungere, la Zanzara è belva in forma d’insetto che studia, stuzzica, propaga e divora l’altrui scemenza, per giunta lasciando nelle prede la voglia di essere di nuovo sbranate. Nella costellazione del crescente masochismo mediatico, il segreto di Cruciani e Parenzo, coppia di pacificato sadismo, sta nell’applicare alla vita pubblica l’arte crudele che nelle osterie portava a individuare con sicurezza l’ubriaco indirizzandolo con poliedrica abilità a spararne sempre di più e sempre di più grosse. Là dove la molestia si purifica in radiofonico sollazzo, e sempre alle spalle della scemenza il divertimento rischia addirittura di convertirsi in civica virtù".
2012 - Premio Cuffia d'oro
Informazione&Discussione La Zanzara
2013 - Premiolino (pagina archiviata su webarchive)
Cruciani Giuseppe e Parenzo David – La Zanzara
Motivazione
Alla coppia di conduttori de "La Zanzara", la trasmissione corsara di Radio 24. Beffardi, spregiudicati, irriverenti e politicamente scorretti, muovendosi al confine tra informazione, satira e sberleffo hanno creato un nuovo linguaggio radiofonico e una rubrica di successo.
2013 - Ambrogino d'oro
asd
2013 - Cuffie d'oro
Lui Giuseppe Cruciani
2014 - Premio Cuffie d'oro (archive.org) (su cuffiedoro.it)
My Best Show - Premio Turismo FVG: La Zanzara-Radio24
Radio Journalist - Premio Il Piccolo: Giuseppe Cruciani-Radio24
Una ne fa e cento ne pensa. Vulcano di idee, brandisce la spada della parola come un Higlander, combattendo da Gladiatore dell’informazione laddove altri non hanno coraggio di rischiare. La sua Zanzara punge sempre e la scelta dei collaboratori è un’altra dote importante.
Panorama Radio Journalist: Giuseppe Cruciani-Radio 24
2015 - Premio Cuffia d'oro
Infoteinment Program La Zanzara (radio 24)
2016 - Premio Cuffia d'oro (Celebrity of the year a Giuseppe Cruciani)
I video delle premiazioni di Cuffie d'Oro
Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)
«È un po’ come passare al bar prima di tornare a casa». Ogni sera, verso le 18.30, la voce di un anonimo ascoltatore inaugura su Radio24 La Zanzara, la trasmissione più di tendenza ma anche più temuta tra i politici italiani.
Loro, i politici, spesso si divertono come matti quando vengono intervistati, o chiamati a sorpresa al telefono, da Giuseppe Cruciani e David Parenzo. Ma sanno anche che in diretta può succedere di tutto: una confidenza di troppo, una gaffe imbarazzante, uno scherzo improvviso, una sfuriata sopra le righe. Perché, proprio come in una chiacchierata al bar, Cruciani e Parenzo non usano filtri né censure con i loro ospiti che diventano, a seconda delle circostanze, vittime inconsapevoli o astuti complici.
La Zanzara “punge” sulla radio di Confindustria dal 2006, dai tempi dell’elezione (la prima…) di Giorgio Napolitano al Quirinale. Puntura dopo puntura ha conquistato un grandissimo successo di pubblico, passando negli anni da Franco Turigliatto, il senatore dissidente di Rifondazione comunista che fece cadere il governo Prodi, all’amazzone Michaela Biancofiore, così irruenta nelle sue dichiarazioni (sui gay) da essere trasferita in un solo giorno di governo Letta da sottosegretario alle pari opportunità a sottosegretario alla pubblica amministrazione.
Il 4 aprile di quest’anno l’ennesimo colpo vincente del programma, che riesce a farsi citare nell’edizione delle 20 del Tg1 e, il giorno dopo, su tutte le prime pagine dei giornali.
Il merito o la colpa (dipende dai punti di vista) è di uno scherzo telefonico inflitto a Valerio Onida. La coppia di conduttori – non nuova a simili, irriverenti, bravate – decide di affidarsi a un imitatore di fiducia che, fingendosi Margherita Hack, chiama l’illustre costituzionalista, da pochi giorni tra i dieci saggi scelti dal presidente della Repubblica per accelerare la nascita del nuovo governo. Onida cade nella trappola, lasciandosi sfuggire che i saggi sono inutili e che Berlusconi dovrebbe godersi la vecchiaia. Parole sincere ma che mai sarebbero state pronunciate davanti a un giornalista.
La Zanzara, intanto, raggiunge il suo scopo: fare notizia, creare polemica e costringere il Quirinale a intervenire sulla vicenda.
[...]
Doveva essere un Calabrone
Chi ha inventato La Zanzara?
C: Nel settembre 2005 Giancarlo Santalmassi tornò a Radio24 come conduttore del programma del mattino Viva voce, al posto mio, e dopo un mese diventò direttore, fortemente voluto da Innocenzo Cipolletta, in quel momento presidente del Sole 24 Ore e anche delle Ferrovie. All’inizio Santalmassi (non me l’ha mai detto esplicitamente) voleva mandarmi via, o comunque togliermi dalla conduzione. Essendo, però, il più grande uomo di radio che ho conosciuto in vita mia, non se la sentì. Forse non aveva nessun altro, forse voleva mettermi alla prova. Non so, però mi disse: «Inventati un programma nuovo». A gennaio nacque La Zanzara. Mi diede carta bianca, anche se immaginava il programma a sua immagine e somiglianza, sulla linea delle sue invenzioni radiofoniche come Zapping e Helzapoppin’. Voleva, per esempio, che mandassi in onda i titoli dei tg, una vecchia cosa Rai. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, mantengo quelli del Tg3 quasi per abitudine. La cosa importante è che Santalmassi mi diede libertà assoluta. Soprattutto approvò la svolta di un conduttore che non fa più il vigile urbano ma che esprime in modo chiaro le sue opinioni. Mi trovai di fronte a una prateria in cui tuffarmi.
Come venne scelto il nome del programma?
C: Iniziai a fare una ricerca su internet tra centinaia di titoli di film, libri e canzoni. Cercavo un titolo che fosse nello spirito del programma che avevo in mente quando per caso ascoltai un brano di musica classica alla radio svizzera: Il volo del calabrone di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov. Il nome “calabrone” cominciò a ronzarmi per la testa ma non mi faceva impazzire. Per associazione pensai alla “zanzara”, che era anche il nome del giornale irriverente e pungente del Liceo Parini di Milano, fondato nel 1945. Ospitò firme che sarebbero diventate importanti, tra cui quella di Walter Tobagi, Marco Sassano e Massimo Nava, poi esperto di esteri del «Corriere della Sera». Nel 1966, tra l’altro il mio anno di nascita, il giornalino fu protagonista di una vicenda clamorosa: tre ragazzi pubblicarono un’inchiesta sulla sessualità nella quale vennero intervistate delle studentesse minorenni. Furono processati per stampa oscena e corruzione di minorenni e poi assolti. Ecco, mi sembrava il nome adatto. Verificai che non ci fossero programmi con lo stesso titolo, lo proposi a Santalmassi e lui approvò.
Nel gennaio 2006 iniziarono le trasmissioni della Zanzara.
C: All’inizio praticamente non c’erano politici, gli ospiti erano soprattutto opinionisti. In comune con La Zanzara di oggi c’era solo il sottoscritto con le sue idee, le sue opinioni sempre meno “mascherate”. Che già era qualcosa di innovativo, almeno per una radio come Radio24. Progressivamente cercai di essere sempre meno scontato con gli ascoltatori, evitando il rito dell’accoglienza e dell’omaggio. Quando mi sembrava il caso li interrompevo, anche bruscamente.
Il momento storico aiutava?
C: La Zanzara debuttò nel pieno della campagna elettorale 2006. L’idea, tenendo conto anche dell’orario serale, era di rompere le scatole a Zapping, lo storico programma di Radio1 (che tra l’altro Santalmassi aveva contribuito a far nascere). L’aggressività con gli ascoltatori e il modo sfrontato di condurre furono subito premiati dagli ascolti. In primavera, quando uscirono i primi dati, l’amico e collega Alessandro Milan mi disse: «Con queste cifre potresti venire in redazione con un coccodrillo vestito con occhiali e colbacco e nessuno ti direbbe nulla». Il salto di qualità vero, però, fu con l’avvento dei politici in trasmissione, che coincise con l’inizio del travaglio del governo Prodi. Uno dei primi fu il senatore Turigliatto. Me lo ricordo ancora ribadire al telefono il suo no, senza se e senza ma, praticamente a tutto quello che il governo che appoggiava aveva votato: la base Dal Molin, la Tav, l’impegno militare in Afghanistan.
Nei primi anni conducevi da solo. Quant’è diverso rispetto a una conduzione a due, come quella di oggi con Parenzo?
C: Da solo è un’altra storia, un altro film. In due ci deve essere sempre un kingmaker e una spalla più o meno nobile, che puoi insultare o trattare come pezza da piedi o esaltare. Ma la grande differenza è che, quando sei da solo al microfono, devi costruire intorno a te una rete di protezione più ampia, non ti puoi concedere mai momenti di stanchezza, mai una pausa, tutto è più faticoso. Non tutti sono adatti alla conduzione in coppia, soprattutto in una radio dove non hai il paracadute della musica. Oscar Giannino, ad esempio, è un grandissimo solista che in coppia perde tantissimo. Se fin dall’inizio avesse trasformato il suo programma a Radio24 in un “Oscar Giannino show”, il successo sarebbe arrivato molto prima. Invece all’inizio annoiava parecchio, era troppo “tecnico”, una iattura per chi ascolta. Poi ha capito che la sua dote migliore era quella del predicatore antitasse all’americana. Giannino è perfetto senza ospiti, con un interlocutore si ammoscia.
Un cambio radicale nel programma coincise con l’arrivo di Luca Telese.
C: Avvenne quasi per caso nel 2009. Noi ci conoscevamo bene da molti anni e lo invitavo sempre più spesso. A forza di chiamarlo, a un certo punto si trasformò in una presenza fissa. Era incredibile. La nostra collaborazione cominciò mentre Telese si stava trasferendo al «Fatto Quotidiano»: stava al telefono con me in diretta e contemporaneamente si sentiva il rumore della tastiera perché stava chiudendo l’articolo per il giornale, oppure era al telefono su un’altra linea. Era in grado di polemizzare con me da una parte e discutere con Travaglio dall’altra!
Difficile lavorare con uno così…
C: Da un lato era del tutto inaffidabile. A volte in diretta, collegato, non rispondeva più al telefono oppure metteva giù all’improvviso. Raramente poteva venire in studio. Ma era Luca Telese, secondo me un grande istrione. Era fondamentale. Ricordo, in particolare, lo scontro epico con il sindaco di Adro, Oscar Lancini, all’epoca in cui tappezzò il paese, scuola comunale compresa, con il simbolo del “Sole delle Alpi”. Telese non stava nella pelle, continuava a ripetere al sindaco «non dica cazzate!», faceva paragoni col il nazismo e alla fine gli diede del “fallocefalo”. Il sindaco ci denunciò e voleva portarci in tribunale. Che io sappia, però, sono stato identificato ma la cosa non ha avuto alcun seguito.
Poco fa hai detto che una coppia radiofonica ha bisogno di un kingmaker e di una spalla. Telese non ha esattamente il profilo della spalla.
C: Non c’è dubbio. Luca sa adattarsi ma non è un secondo, è una primadonna. Eravamo una buona coppia, però non poteva durare. Per costruire un prodotto vincente ci vuole osmosi, complicità, chimica, bisogna mischiarsi, annusare le stesse cose, mettersi a giocare insieme, persino dormire nello stesso letto qualche volta.
In onda giocavate molto sulla diversità, spesso abissale, delle vostre posizioni.
C: Io e Telese sicuramente eravamo più lontani di quanto lo siamo oggi io e Parenzo. Telese è un comunista anarchico, libertario, ma anche un po’ democristiano, ecumenico. All’epoca del «Fatto» ebbe una fase giustizialista, che non faceva per lui. Luca è la sinistra parolaia, vendoliana, del “volemose bene”, degli esodati. Perché Telese è “tondo” mentre Travaglio è “aguzzo” (l’ho avvertito sempre che prima o poi avrebbero litigato e così è stato). Parenzo, invece, è un’altra storia: si gode di più la vita, gli piacciono i bei vestiti, la buona cucina, i viaggi. Telese è solo lavoro, si veste in modo trasandato, è un proletario vero. David viene dalla borghesia ebraica di sinistra: a lui l’operaio sostanzialmente fa schifo mentre Luca ne è attratto, ci si immedesima, piange per l’Alcoa e si inventa L’isola dei cassaintegrati perché ci crede sul serio. Ha sposato la Fiom.
Parenzo, ti ritrovi nel ritratto che ti ha appena fatto Cruciani?
P: Cruciani vive di tinte forti, è il solito mangiafuoco della Zanzara. È uno stereotipo: dov’è il crimine se uno di sinistra ama le cose belle, si veste bene eccetera? Non deve mica vivere a pane e cipolla! L’operaio, come il precario, non lo amo né lo odio, ma mi interessa molto raccontare la sua condizione. Cruciani detesta parlare di precari, per me invece è utile raccontare la condizione chi sta peggio, è utile a ridurre i conflitti.
C: La parola precario andrebbe eliminata dal nostro vocabolario. Non vuol dire nulla, o meglio ci fa intendere che l’obiettivo è un contratto per sempre. Esistono quelli che lavorano e quelli che non lavorano. Se i primi sono superprotetti, come in Italia, per i secondi è più complicato.
La coppia Cruciani-Telese andò in crisi nell’autunno 2010 per un giudizio espresso su Emma Marcegaglia, all’epoca presidente di Confindustria, editore di Radio24.
C: In diretta Telese definì Marcegaglia «cretina». Era in corso una polemica molto accesa con «Il Giornale» per presunti dossier confezionati dal quotidiano nei confronti della presidente di Confindustria. Al di là del merito della vicenda, usò un’espressione sicuramente forte. Proposi al direttore della radio di “congelare” Luca dal programma per qualche settimana. Lo feci in buona fede, per proteggerlo da eventuali iniziative dell’azienda. Il giorno dopo, quando non sentirono più la sua voce in onda, gli ascoltatori cominciarono a chiamare per chiedere delle spiegazioni, erano tutti con lui. La mia idea era tenerlo in naftalina per quindici giorni per poi farlo tornare ospite fisso come se nulla fosse accaduto.
Ti eri inventato il “purgatorio di Telese”.
C: Sotto una musica celestiale mandavo in onda i momenti in cui si scatenava, quando faceva “il matto”. Insomma, facevo sentire il Telese che cantava Ramazzotti da Victoria Cabello. Spiegai la cosa a Luca, mi disse che non c’era nessun problema. Qualche giorno dopo, invece, pubblicò senza dirmi nulla sul «Fatto Quotidiano» un articolo durissimo, in cui sostanzialmente diceva che Gianni Riotta, a quel tempo direttore del «Sole24Ore», lo aveva fatto fuori.
Ed era vero?
C: No. Riotta, che criticava spesso la radio ma non la controllava, sicuramente avrà fatto pesare questo incidente all’interno dell’azienda, ma non decise nulla. Nessuno aveva preso provvedimenti nei confronti di Telese. Forse al «Sole» si accontentavano di non sentirlo più. Oppure se ne fregavano.
Telese ci andò giù duro. Scrisse: «Pare che Johnny Raiotta – quello che ha fatto perdere il 10 per cento al «Sole24Ore» in un anno e che quando fa la rassegna stampa su Radio3 mette i voti ai colleghi come se fosse a scuola, definendo Marco Travaglio un «collaboratore di Michele Santoro» – abbia chiamato il direttore di Radio24 per dirgli che era accaduto un fatto vergognoso, che la radio non poteva far finta che non fosse successo nulla».
C: Sbagliò. Avrebbe dovuto avere un po’ di pazienza. Quando lessi l’articolo mi arrabbiai tantissimo, mi metteva in difficoltà anche se non mi tirava in ballo direttamente. A quel punto l’allontanamento divenne inevitabile. Lo affrontai al telefono duramente e per qualche mese non ci siamo più chiamati. Credo si sia pentito di quell’articolo.
Tu, invece, ti sei pentito di qualcosa?
C: Mettere Telese a “bagnomaria” fu un errore. Avrei dovuto mandarlo in onda il giorno dopo.
Però se uno dà del cretino al suo capo o al suo editore può anche aspettarsi dei provvedimenti.
C: Non sono d’accordo. Un conto è dare del cretino tout court (nessun giornalista di «Repubblica» darebbe del cretino a De Benedetti così come nessun redattore del «Corriere della Sera» a un suo azionista). In quel caso veniva attaccata non la persona ma un comportamento, come Luca spiegò subito, in diretta, su mia precisa domanda. Telese, tra l’altro, non prendeva un euro dalla radio.
A distanza di anni Telese è tornato ospite di Radio24?
C: Qualche volta. Quando diventò direttore di «Pubblico» gli proposi di tornare a tempo pieno, questa volta dietro compenso. Ma in radio mi fecero capire che non era il caso.
Chiusa la storia radiofonica con Telese iniziò quella con Parenzo.
C: Stiamo parlando della primavera del 2010. Ci siamo conosciuti di persona quando per caso eravamo ospiti del programma di La7 Tetris (condotto da Telese…). L’avevo già chiamato in diretta, mi pare un paio di volte. Funzionava perché faceva il sinistro, però non quello trinariciuto e rancoroso. Così quando scoppiò il caso Marcegaglia diventò una presenza più assidua, fu una cosa naturale, senza pensarci troppo. Da quel momento siamo diventati una coppia inseparabile. Oggi non potrei fare a meno di Parenzo, me ne accorgo ogni volta che mi arrabbio con lui perché non partecipa come vorrei all’ideazione del programma o perché è in ritardo, oppure quando fissa un appuntamento ma ne aveva fissati altri tre allo stesso orario. Vive nel caos, ma quando mi incazzo capisco che è un pilastro del programma, altro che spalla.
P: Se dovessi raccontare i difetti che ha Cruciani non basterebbe questo libro. Scorbutico, incazzoso, irascibile, cinico, apparentemente senza passioni, incapace di avere un rapporto duraturo. In pratica è innamorato di se stesso, pensa di bastarsi. Però dopo qualche settimana ero sicuro che in radio avremmo fatto grandi cose. Si creò subito la chimica giusta. Il punto è che non abbiamo padroni e padrini, veniamo dal nulla, ci siamo fatti da soli e non rispondiamo a nessuno se non alla nostra creatività e alla nostra coscienza. Alla radio gli ascoltatori mi accusano di essere del Pd, e Cruciani un po’ mi prende in giro, ed è vero che in passato ho avuto la tessere del Pds e dei Ds. Ma non ho parrocchie politiche.
Dunque, rispetto al duo con Telese, i ruoli sono chiari: Cruciani è il conduttore, il kingmaker, e Parenzo la spalla.
C: Non c’è dubbio. Ci vuole uno che comanda, che ha il timone in mano. E poi David ha un vantaggio. In diretta può fare quello che vuole, passarmi al telefono un passante a sorpresa, mettersi a discutere con il droghiere, tirare la catena del cesso, pisciare e fare sentire il rumore, litigare con un pendolare del torpedone che prende per andare a Siena. Questo è diventato ormai un classico. Lui prende l’autobus e comincia a parlare. Qualcuno si lamenta e inizia il teatrino, tutto in diretta. Una sera un paio di persone lo volevano buttare fuori.
P: Allora comincio a parlare con la voce bassa e lui si incazza. Sempre così. Un giorno ho coinvolto anche l’autista, mentre Cruciani diceva che la compagnia dei bus stava per fallire.
C: In onda ormai è anche un fatto fisico, quasi carnale, tra noi due. Quando siamo in studio assieme gli parlo in faccia, gli gesticolo addosso, quasi lo travolgo, se serve lo insulto.
Eppure siete così diversi.
P: Lì sta il segreto. Ti do la chiave. Siamo all’opposto fisicamente e anche caratterialmente. Ti aggiungo delle cose. Cruciani è ansioso, rigoroso, se gli sposti una virgola impazzisce, se gli cambi l’orario di un appuntamento va fuori di testa, studia tutto nel dettaglio. Poi è testardo. Lui, ad esempio, è un patito della maratona, se decide di correre tre ore lo fa, anche se gli viene un infarto. Ha poca elasticità, è di una rigidità assoluta. Io, invece, penso che le cose si possano aggiustare da sole, per la serie “alla fine qualcosa salta sempre fuori”. Spesso, tra l’altro, le cose inaspettate sono le migliori della Zanzara. Ti racconto un episodio. Dovevamo fare una trasferta a Bruxelles, al Parlamento europeo. L’aereo partiva alle otto e mezza ma alle sette lui era già in aeroporto, mi telefonò e mi chiese dov’ero. Gli risposi: «Maestro sto arrivando. Mai perso un aereo in vita mia, ci vuole adrenalina: si corre e si va a Bruxelles». Arrivai che mi chiamavano per l’imbarco…
Messa in questi termini sembra che Cruciani cerchi di mettere in riga il disordine di Parenzo.
P: Lui tenta. Ma non ci riesce.
C: Parenzo fa tremila cose insieme, la radio, la tv, i convegni, le famiglie. Anche adesso, mentre sta parlando con noi, in realtà sta pensando a come organizzare il collegamento con La7, e nello stesso tempo lo chiamano da Siena per un casino con la figlia, però c’è anche la Rai… Non so come cazzo fa…
P: Però ci sentiamo al telefono per sparare stronzate…
Da cui nascono idee per la trasmissione?
C: A volte. Certi personaggi che abbiamo creato, personaggi veri in carne e ossa che abbiamo trasformato nei “mostri” della Zanzara, vengono fuori da un cazzeggio telefonico.
Tu, Cruciani, ce l’hai una scaletta della puntata?
C: Solo in parte. Le scenette iniziali sono preparate, nel senso che ho un elenco di voci da mandare in onda e di provocazioni che voglio fare. Poi tengo pronti una serie di piccoli “blob” sui personaggi del momento. Il resto, ospiti a parte, è tutto improvvisazione. Ma succede che riesce male la puntata che aveva una scaletta e invece funziona alla grande quella senza un minimo di preparazione. Basta che entri l’ascoltatore giusto…
Ecco, l’improvvisazione è un elemento imprescindibile del programma. Le vostre incazzature – Parenzo si lamenta quando Cruciani difende la Fornero, Cruciani attacca Parenzo perché è di sinistra e ce l’ha con Berlusconi – sono spontanee o studiate a tavolino?
C: Macché preparate… Tutto spontaneo. Per fortuna abbiamo idee diverse su molte cose e in diretta si sente.
P: Poi è naturale che ci sia una dose di gioco, di commedia dell’arte. Quando Cruciani aizza un ospite contro di me è chiaro che l’obiettivo è fare polemica o spettacolo. Spesso, senza studiarlo, c’è una sorta di divisione del lavoro. Lui fa il buono, io attacco. E viceversa.
La radio viene prima di tutto per voi?
C: Io penso che la radio sia una cosa completamente diversa dai giornali e dalla televisione. Uno la deve fare in maniera viscerale, o almeno io la intendo così. Viscerale significa che la diretta viene prima di molte cose, perché è un po’ come passare dalla strada al microfono senza soluzione di continuità. Per dirti, io non sopporto che uno mi dica: «Oggi non ci sono perché vado a fare una visita medica». Parenzo lo ha fatto qualche mese fa. Io divento pazzo, per me è inconcepibile. Qualche anno fa mi proposero di fare il capo della redazione romana di Radio24. Per una settimana sono stato male al pensiero che, se avessi accettato, avrei potuto pregiudicare la qualità della Zanzara. Alla fine rifiutai perché tutta la mia vita è concentrata, forse in maniera eccessiva, sul fatto che devo stare in diretta dalle sei e mezza alle nove, tutti i giorni. Poi invece devo sentirmi dire da Parenzo che non può stare in onda perché deve rispettare la Pasqua ebraica…
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I politici, ma in generale tutti i vostri ospiti, hanno più piacere o più paura a essere intervistati dalla Zanzara?
C: Dipende. Alcuni pensano di reggere botta alle nostre domande, altri hanno il gusto del gioco e della battuta, quindi sono a proprio agio. Maurizio Gasparri, ad esempio, sa bene come modulare una dichiarazione seria e una battuta, difficilmente lo puoi fregare ed è sempre molto divertente, quando è in vena. Altri politici non entrano nemmeno nel gioco, il che naturalmente è legittimo. Magari accettano il nostro invito una volta e poi basta. Fassina, nella stessa occasione in cui parlò degli spinelli, disse che Renzi era un ex portaborse, diventato sindaco di Firenze per miracolo. Da quella volta non è più venuto in trasmissione. Capita.
C’è un ospite che avete inseguito a lungo e che, alla fine, accettando l’invito è finito nella vostra trappola radiofonica?
P: Senza ombra di dubbio Fabrizio Cicchitto. Non voleva proprio partecipare, provammo e riprovammo finché, dopo mesi, accettò. Cicchitto è uno abile, ha la battuta facile, ingaggiò con me una durissima battaglia sul tema della giustizia. Ma è difficile fotterlo.
C: Fu uno scontro epico. Erano i giorni in cui Ingroia aveva accettato l’incarico in Guatemala nella lotta al narcotraffico. Io e Parenzo lo incalzammo dall’inizio alla fine, continuavamo a chiedere se Ingroia fosse un personaggio nefasto per l’Italia. Cicchitto rispose colpo su colpo, l’intervista spaziò dalla lotta alla mafia alle toghe rosse che si annidano in diverse procure. Parenzo si beccò del demagogo, del falsario, dell’analfabeta!
Tutti gli aneddoti che abbiamo ricordato dimostrano che il (non) format della Zanzara e la tecnica che usate nelle interviste è vincente.
C: Non so se sia vincente. Io voglio solo aumentare gli ascolti e basta. E, secondo me, La Zanzara è un programma sul quale si può lavorare ancora tanto, non è perfetto. Si può migliorare.
In che modo?
C: Vorrei evitare completamente il politicamente corretto, la domanda scontata, l’onorevole che arriva, si siede e fa il suo comizio. Noi cerchiamo di impedirlo ma non sempre ci riusciamo. Mi piacerebbe un format rigidissimo in cui le domande sono solo quelle che decidiamo noi, eliminando tutto il superfluo. Se hai un format blindato e non divaghi, non devi usare bastone e carota con l’ospite ma stai dentro il tracciato che hai scelto prima. Ma la formula perfetta non esiste. Importante è non annoiare chi ascolta.
P: E automaticamente il numero di ospiti si riduce in maniera drastica, il che non è necessariamente un male.
A volte, però, come abbiamo appena ricordato, con un ospite è necessario usare la “carota”, cioè fare alcune domande interlocutorie, soprattutto all’inizio, per affondare via via i colpi più pesanti. L’ospite va prima lusingato, distratto, messo a suo agio e poi torchiato.
C: Questo è un ragionamento che ci sta ma è da addetti ai lavori. Chi ascolta si annoia se un ospite comincia a parlare di cose generiche, che magari ha già sentito mille volte nei talk in tv.
P: Quando un politico si mette a fare il suo comunicato stampa, ho sempre il terrore che gli ascoltatori si sintonizzino su un’altra radio. Non stiamo facendo un’intervista che poi risistemiamo a nostro piacimento sul giornale. Siamo in diretta, ogni secondo è prezioso.
C: L’obiettivo è uno solo: voglio che l’ascoltatore della Zanzara, in qualsiasi momento accenda la radio, senta sempre la stessa tensione e lo stesso ritmo. Le grandi trasmissioni radiofoniche, quelle che hanno fatto la storia della radio, hanno sempre avuto questa caratteristica: la tensione continua, senza pause. Ecco, noi vogliamo riuscirci con le nostre armi: una bella imitazione, un ospite particolarmente pungente, la battaglia con gli ascoltatori, gli scherzi, le notizie e le nostre opinioni. Imprevedibilità, sempre. Ma non bisogna mai stare fermi, accontentarsi. Perché altrimenti muori e muoiono anche i programmi. È necessario creare sempre qualcosa di nuovo, che significa nuovi personaggi e nuove invenzioni radiofoniche.