Gaetano Saya

Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)

Nella schiera dei “mostri” fascisti non può mancare Gaetano Saya.

     C: In effetti ne ha combinate di tutti i colori e non poteva mancare nella nostra galleria uno che fonda il Partito nazionalista, e poi mette a dirigerlo la moglie, o che si autoproclama «rifondatore del Movimento sociale di Almirante, già sciolto da Fini». Ha creato gruppi, per modo di dire, come le Ronde Nere e la Guardia Nazionale Italiana. Ma la cosa più nota di Saya sono le sue foto su internet con divise paramilitari. Lui in posa da gerarca, con la consorte Maria Antonietta Cannizzaro a fianco.

     P: Per non parlare di quello che scriveva sul suo sito personale: millantava legami con i servizi segreti della Nato oltre a vantarsi di essere esperto di sabotaggio. Roba da ricovero coatto. Un personaggio da operetta.

     Saya è anche quello che, quando la Lega lanciò la proposta delle ronde notturne nelle città italiane, si mise in prima fila con le divise fasciste.

     P: E infatti con Saya non ho mai neanche tentato di avere un dialogo in trasmissione. Ogni volta che lo sentivo in diretta, manifestavo apertamente il mio disgusto, gli davo del «poveretto», della «macchietta grottesca», del «fascista».

     Saya rispondeva per le rime.

     C: Sì certo. I suoi insulti preferiti all’indirizzo di Parenzo erano: «pederasta, «finocchio», «ruffiano travestito», una volta gli fece persino una pernacchia al telefono. Io poi lo chiamo alla radio il 24 o il 25 aprile così gli antifascisti militanti si incazzano come bestie.

     A riascoltare alcuni scontri tra Saya e Parenzo si sente solo una grande confusione in diretta e una rissa continua.

     C: Era puro spettacolo. Teatro radiofonico, musica per le mie orecchie. La saga di Saya, mostruoso attore della grande commedia umana, si incrocia a un certo punto con quella di Scilipoti, messinese pure lui. Scili, come lo chiama David, cercava alleati. Si sono pure incontrati e noi c’eravamo, ovviamente. Come potevamo non documentare un evento di tale portata? Quando l’accordo saltò Saya denunciò ai nostri microfoni che Scilipoti aveva rapporti con la malavita organizzata. Anzi, disse testualmente: «Ero a cena a Reggio Calabria, presente a un tavolo della ’ndrangheta»! Non contento, rilanciò che era invece ormai fatta l’alleanza direttamente con Berlusconi. Ovviamente non era vero nulla.