
Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)
Altri invece vengono e si trovano così bene che si prestano a giocare insieme a voi.
P: A chi ti riferisci?
A tutto il filone dei politici-imitatori, l’elenco è lunghissimo. Ne vogliamo parlare?
C: Certamente. Mi piace cominciare da un non-politico ma che ha vissuto a lungo dentro la politica: Andrea Radic, fino a qualche anno fa portavoce di Formigoni, ruolo delicato e complesso. Imita benissimo Napolitano, ma anche Giuliano Pisapia, il sindaco di Milano.
P: Il presidente è al Quirinale, poco prima di un incontro con Grillo. Libero dagli impegni istituzionali, mangia i cavatielli e il pesce fritto, si lascia andare e racconta un po’ di retroscena dei suoi incontri ufficiali.
C: Radic imita benissimo anche lo stesso Formigoni.
L’avete mai coinvolto in qualche scherzo in stile “Margherita Hack”?
C: Ha un po’ il timore di sputtanarsi ma non è escluso che prima o poi riusciremo a convincerlo. Ci conto.
A chi assegnate la palma del miglior imitatore tra i politici?
P: Ad Albertini, non c’è dubbio. Lui per primo dice che è un secondo lavoro, se gli dovesse andar male con la politica…
C: Le imitazioni di Berlusconi e di Agnelli, che pure fa sempre con un po’ di ritrosia essendo morto e avendo antichi legami con la famiglia, sono spettacolari. Qualche volta ci ha regalato persino dei piccoli scoop.
Ricordo un formidabile aneddoto sulla “patonza”.
P: Esatto. Noi di solito facevamo un “collegamento” con il paradiso, con domande del tipo: «Avvocato, come vede la crisi italiana?» E lui partiva con l’inconfondibile erre moscia. Una volta, a sorpresa, svelò un episodio realmente accaduto, che gli venne raccontato da Berlusconi. A una cena, Silvio e l’Avvocato si accorsero che c’era una donna che avevano avuto entrambi. Il commento di Agnelli, secondo Berlusconi, sarebbe stato: «La patonza deve girare».
C: Ho provato a farmi dire in tutti i modi il nome della donna ma Albertini non lo disse e non lo dirà mai, neanche sotto tortura.
P: Un’altra volta, tra una imitazione e l’altra di Berlusconi, Albertini confessò che una delle tre “giudicesse” che inchiodarono il Cavaliere al mega-risarcimento nei confronti di Veronica Lario nella causa di divorzio, era stata sua fidanzata e che in passato aveva pure votato per l’ex sindaco di Milano. Il giorno stesso Berlusconi le aveva definite «comuniste». Una smentita totale.
Ho notato che da qualche tempo Albertini è meno presente alla Zanzara e non fa più imitazioni.
C: In effetti, da quando è passato con Monti lo chiamiamo di meno. Forse stare con Monti ti assopisce un po’… In realtà, quando militava nel Pdl era molto più interessante, era un eretico dentro il partito. Criticava Alfano, chiamava Berlusconi l’imperatore. Ora è un semplice senatore di un governo di larghe intese. Una noia mortale.