
Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)
Un altro nemico giurato di Silvio, tra i leghisti, è il sindaco di Verona Flavio Tosi.
C: Quello che Bossi chiama “stronzo” e “fascista”.
P: L’astro nascente della Lega, anche se non incarna il prototipo del leghista. Infatti è stato il primo a mettere in campo accanto al simbolo del Carroccio quello di una lista civica col nome del sindaco. Un’eresia, fino a poco tempo fa.
C: Tra lui e uno come Bossi c’è una distanza siderale. Tosi è uomo con relazioni trasversali, che vanno dai banchieri a Matteo Renzi. È un padano atipico. Ti racconto una cosa. Qualche anno fa feci da mediatore tra lui e Morgan, sì il cantante e showman. Tosi non voleva che si esibisse all’Arena dopo le frasi sulla droga che erano costate a Morgan l’esclusione da Sanremo. Li ospitai alla radio tutti e due, prima separatamente, poi insieme. Alla fine si strinsero la mano. Tosi ha molte qualità, ma ancora non si capisce cosa voglia fare da grande.
P: Rispetto ai leghisti doc è uno che cambia idea, il che non è necessariamente un male. Su Napolitano per esempio. Nel 2007 disse: «Tolgo dal mio studio la foto di Napolitano perché da lui non mi sento rappresentato. È un comunista ed è stato eletto con una vistosa forzatura delle buone regole parlamentari». Tre anni dopo rimise la foto e lo invitò a Verona. Da quel momento è diventato uno dei più accaniti sostenitori del capo dello Stato.
Sbaglio o è uno dei vostri ospiti preferiti?
C: Non sbagli. Una volta eravamo a Verona in piena campagna elettorale e se ne uscì dicendo: «Mi sono mangiato i tre quarti dei voti del Pdl». Successe un casino pazzesco, con i berlusconiani veronesi incazzati neri. Ma i suoi battibecchi con Bossi restano mitici. Ci andò di mezzo pure Alessandro Manzoni, che il Senatur aveva definito «una canaglia al servizio del Re». Tosi venne alla Zanzara e prese le difese dello scrittore lombardo definendolo “un grande”. Ricordo ancora le parole: «Bossi offende gli italiani perché Manzoni ha scritto dei romanzi meravigliosi, forse è stato il caldo a fargli dire quelle cose».
P: Ormai Flavio ci conosce, è molto prudente. Però qualcosina in diretta scappa sempre. Come quando disse che «anche se Bossi va via il movimento sopravviverà» o ancora quando di fronte alla domanda «chi sceglieresti tra Renzi e Berlusconi come premier» rispose il sindaco di Firenze senza esitare neppure un secondo.