
Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)
Per certi versi don Giorgio De Capitani è stato persino più violento nelle sue esternazioni contro il Cavaliere.
C: Il mitico don Giorgio, sacerdote nella provincia di Lecco, divenne famoso qualche anno fa per aver detto in tv che si augurava un ictus per Berlusconi, all’epoca presidente del Consiglio. Era l’unico modo, a suo giudizio, per liberarsi di Silvio! Noi lo cercammo subito, pensavamo volesse rettificare o almeno stemperare il significato delle sue affermazioni.
P: Invece no, ribadì la sua intima speranza di vedere morto Berlusconi. Anzi, don Giorgio si spinse oltre, spiegando che se qualcuno gli avesse procurato una pistola avrebbe provveduto in prima persona a farlo fuori. Chiedeva solo un euro per accendere un cero alla Madonna. Giusto per non sbagliare mira… Apriti cielo! Giornali e tv si scatenarono a tal punto che la diocesi di Milano fu costretta a intervenire, invitandolo alla calma.
C: Sono tutte dichiarazioni sul filo del paradosso che però, pronunciate da un prete, fanno ancora più scalpore. Tuttavia don Giorgio, a parte qualche richiamo dei suoi superiori, non è mai stato allontanato dalla sua parrocchia, dove tra l’altro è molto amato e riempie sempre la chiesa quando dice messa. In tutti questi anni, in radio, durante l’omelia o sul suo sito personale, ha continuato imperterrito a dare del «porco» a Berlusconi, ad attaccare la Lega e a lanciare anatemi nei confronti del cardinal Scola, il suo vescovo. Il coraggio, certo, non gli manca.
P: Ci sono periodi in cui, magari per prudenza, non vuole farsi intervistare. In altri momenti accetta di buon grado il nostro invito. Per poter dire, come è successo di recente, che «il problema non è Berlusconi ma gli italiani che lo votano, altrimenti sarebbe già in una casa di riposo. Gli elettori di Berlusconi sono poveracci e ignoranti, peggio dei coglioni che non capiscono niente».
C: Parenzo lo attacca ferocemente. Fa bene. Dice che dovrebbe smetterla di fare il parroco. «Se quello lì comincia a insultarmi metto giù il telefono e non vengo più» mi ha detto l’ultima volta De Capitani. Chissenefrega.
Di preti come don Farinella e don De Capitani, a parte lo spettacolo e le provocazioni che vi garantiscono ogni volta in trasmissione, cosa pensate?
C: Non li puoi mettere insieme. Hanno un “peso” diverso. Farinella fa parte del giro di «Micromega», la rivista del gruppo Espresso, dove scrivono tra gli altri Paolo Flores d’Arcais e Marco Travaglio. Insomma, è molto più influente dell’altro, che guida una parrocchia minuscola e scrive sul suo piccolo blog. Cosa penso di don Farinella? Un po’ recita, un po’ ci crede. È un personaggio teatrale, a partire dalla voce. Dice cose terribili, ma non riesco a volergli male. De Capitani ha un’ossessione quasi patologica verso il Cavaliere e la Lega. Quando parla gli escono le vene di fuori, perde la testa.
P: Li considero espressione di un antiberlusconismo un po’ folkloristico e un po’ tragico. Per certi versi li accomuno a certi preti di estrema destra, oltre ogni limite.