Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)
Continuiamo a parlare di Chiesa e religione: tante volte è stato collegato con voi don Andrea Gallo, scomparso da poco, un prete molto amato ma anche molto controverso.
C: Lo considero un mattoide, uno che diceva cose sconclusionate sul mondo e sulle ricette per uscire dalla crisi. Per fortuna faceva il prete. Ma aveva scambiato la tonaca con la mimetica e la messa per un’arringa di Che Guevara ai suoi prima di andare in battaglia. Un uomo fuori dal mondo, però limpido e cristallino. Sull’economia no, ma su contraccettivi, matrimoni omosex e prostituzione sono sempre stato d’accordo con lui. Ho trovato ridicoli gli omaggi alla sua morte da parte di gente che non lo poteva soffrire. Flavio Briatore, ad esempio, ha scritto: «Don Gallo uno di noi». Ma uno di noi cosa? Erano diversissimi e Briatore avrebbe dovuto rivendicarlo. Preferisco Salvini della Lega che, il giorno della morte, ha ricordato su Facebook che don Gallo era quello che «cantava Bella ciao a fine messa, fumava spinelli al Comune, partecipò con gli ultrà di sinistra alle manifestazioni contro la Lega e a favore della moschea a Genova, sognava di avere un papa omosessuale ed era a favore dei matrimoni gay. Un prete che parla di Amore, Solidarietà e Tolleranza, ma che attacca e disprezza chi non la pensa come lui». Insomma, a Salvini don Gallo non era mai piaciuto in vita e continua a non piacere da morto. La trovo una cosa onesta.
P: Per me, invece, don Gallo è stato indispensabile, un eretico a modo suo, un prete che ha sfidato i più profondi tabù all’interno della Chiesa e ha cercato di sconfiggerli. Lo considero un’icona della modernità. Mi ha sempre colpito molto la sua profondità di pensiero, che si inserisce in quel filone pauperista, anche un po’ ideologico se vuoi, che vive e lotta dentro la Chiesa, sempre schierato dalla parte degli ultimi, dei transessuali come delle prostitute, anzi delle puttane come le chiamava lui. Le autorità ecclesiastiche non accetteranno mai le sue posizioni ma alla fine non hanno potuto né voluto scomunicarlo. Con la sua dialettica ha fatto del bene al mondo cattolico e non solo.
Che ricordi avete di don Gallo alla Zanzara?
P: Mi colpì molto nei giorni del conclave. Ai nostri microfoni disse che un papa gay «sarebbe una cosa magnifica. Un prete omosessuale deve poter essere libero di esprimere la sua identità e la sua sessualità, altrimenti si reprime e arriva alla pedofilia. Pensare che uno si affacci a piazza San Pietro e lo dica sarebbe grande». Poi confessò che da adolescente aveva subito tentativi di violenza sessuale: «Diciamo delle insidie, che ho respinto, sono sempre stato un ribelle. Ero un giovane prete, e fu un vescovo a farmi delle avance. L’ho mandato a fare in culo. Poi gli dissi: Eccellenza, se vuole andiamo a puttane tutti e due. È morto da tanti anni».
C: Nella stessa intervista spiegò anche cosa avrebbe fatto se fosse diventato papa: «Manderei via tutti dal Vaticano, anche l’ultimo usciere. Si va per le strade in cerca di cristiani. Via quelli della Curia, e sacerdozio delle donne subito, non c’è inferiorità tra uomo e donna. Sì anche al matrimonio per i preti. E poi io i preservativi li distribuirei anche nelle scuole cattoliche, c’è bisogno di educazione sessuale. Meglio che non lo faccia la Chiesa con la sua misoginia e i suoi tabù». Nella stessa occasione non rinunciò neppure a parlare di politica, invitando Grillo a fare un referendum online per decidere se valesse la pena o meno fare l’alleanza con il Pd. Poi sappiamo come è andata a finire.