Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)
Considerate Alessandra Mussolini un’amazzone di Berlusconi?
C: Pasdaran, amazzone, fedelissima, pretoriana. Chiamala come ti pare. Per me è la Duciona di Dagospia, personaggio mitologico ormai entrato a far parte della grande commedia della politica italiana.
P: Però ha fatto battaglie importanti in Parlamento in difesa dei minori e delle donne. Battaglie vere, spesso a fianco di donne di sinistra, anche a rischio di prendere bordate dai suoi amici di partito.
C: Sì, ma non se le ricorda nessuno. Diciamo che il meglio di sé lo dà in tv dalla D’Urso su Canale 5, quando ha davanti un avversario da mordere.
Oppure al telefono con voi. Quanto ha regalato Mussolini alla Zanzara?
C: Tanto. Il telefono squilla, lei risponde e parte: «Eccomi, miei cari, dai che dobbiamo dire?» Una volta ha imitato l’odiata Carla Bruni cantando una parodia della premiere dame: «Oui, je suis Carla Bruni, je suon la chitarrin». C’erano le presidenziali francesi e confessò: «Tifo Hollande e spero che Sarkò e la Bruni se ne vadano dall’Eliseo. Già me la immagino fuori dall’Eliseo, lei con la chitarrina che canta mentre Sarkò chiede l’elemosina». Durante le votazioni per il Quirinale, mentre indossava la famosa maglietta con la scritta «Il Diavolo veste Prodi», si scagliò contro la Bonino: «Mai al Colle, sarebbe come avere Pannella con la parrucca». Una sera l’abbiamo incastrata a parlare della sua vita di coppia.
P: Disse di essere ancora innamorata di suo marito dopo trent’anni e che facevano l’amore una volta a settimana («a volte mezza volta… »), quando i figli “detective” davano un po’ di tregua. Spiegò anche che non aveva mai tradito e che sarebbe stata disposta, per amore dei figli, persino a perdonare il tradimento del marito, «però se lo scopro deve troncare tutto». Ogni tanto, quando è in onda, mettiamo un suo disco del 1983, Tokyo fantasy. La Mussolini di oggi non ricorda molto volentieri quella “senza veli” di trent’anni fa. Però disse che i giapponesi erano degli erotomani, e cercavano in continuazione di fotografarle le gambe.
C: Su Berlusconi e il sesso cercava di barcamenarsi. Nel novembre 2010, appena scoppiato lo scandalo Ruby, ci disse: «Lui ha questo debole per le donne, che cosa dobbiamo fare? Mi chiedo solo come mai, tra tante belle donne dentro il Pdl, vada a “pizzicare” quelle fuori, persino all’estero». Si domandava incredula perché molte ragazze, che partecipavano alle feste di Arcore, avessero il numero privato di Silvio, mentre lei faceva una fatica terribile a parlare direttamente con lui. Ricordo ancora una puntata dell’autunno 2011, poco prima delle dimissioni del governo: «Si sa che a Berlusconi piace la… Ma a quale uomo non piacerebbe l’harem: lui è il vero uomo delle pari opportunità perché dà un’occasione a tutte queste ragazze. Io sento dire da tutti: ah beato lui…»
Con Monti non è mai stata troppo tenera.
P: Quando venne votata la fiducia al governo tecnico, con una maggioranza bulgara, lei fu l’unica nel Pdl a votare contro. «Berlusconi mi guardava con certi occhioni» ci raccontò quel giorno, «ma io non ce l’ho fatta, ho detto no a Banca Intesa. Nel corso della stessa legislatura non do due fiducie, non sono bigama, Berlusconi resta il mio presidente. C’è stato un colpo di mano architettato benissimo, questo non è un governo legittimato dal popolo».
C: Quando tutti si accodavano dietro Monti, lei lo criticava dandogli del «finto umile». «Napolitano» disse una volta, «ha forzato le regole. Adesso non abbiamo una democrazia, almeno durante il fascismo c’era un po’ di consenso…» All’inizio era sola all’opposizione, un anno dopo si sono accodati tutti gli altri pidiellini.
Un altro che è sempre stato poco simpatico alla Mussolini è Beppe Grillo.
P: La chiamammo nell’estate dell’anno scorso, quando il «Financial Times» paragonò Grillo a Mussolini, suscitando le ire del comico genovese. Alessandra lo fulminò: «Grillo si deve sciacquare la bocca quando parla di mio nonno e non deve parlare di cose che non conosce. Con quei capelli da pazzo… Anziché al “Financial Times” facesse interviste al “Corriere dei piccoli”».
L’avete provocata più volte anche su Mara Carfagna.
C: Le due non si sono mai amate, poi ultimamente si sono riconciliate. Ricordo quando si parlava di una candidatura della Carfagna a sindaco di Napoli. Non siamo riusciti nemmeno a finire la domanda: «Non me lo potete chiedere, stiamo andando verso l’ora di cena e non mi potete bloccare la digestione…»
P: Nella stessa occasione abbiamo fatto il gioco della torre. Tra Bassolino e la Carfagna avrebbe buttato giù Mara, e pure «con dei pesi sopra, aiutata nella discesa. Se volete la verità…»