Alberto Perino

Da "Cattivissimi Noi" (giugno 2013)

     Parlare di Grillo significa parlare anche del movimento No Tav, un serbatoio naturale di voti per il 5 Stelle. Da lì provengono anche non pochi degli eletti in Parlamento. Un anno e mezzo fa avete avuto uno scontro molto duro con lo storico leader No Tav, Alberto Perino.

     C: Lo chiamammo al volo perché aveva detto che la colpa dell’incidente a Luca Abbà (il militante caduto da un traliccio e rimasto in coma farmacologico per giorni) era della polizia. Volevo parlare con lui, capire la sua posizione ed eventualmente contestarla.

     P: L’inizio della telefona fu normale. Perino ribadì il suo punto di vista, sostenendo che la polizia avrebbe dovuto evitare di salire sul traliccio perché Abbà non sarebbe scappato da nessuna parte. Al contrario, il poliziotto che si era arrampicato per fermarlo aveva costretto Abbà a salire ancora più in alto, fino a rimanere fulminato.

     C: Non potevo assolutamente accettare la ricostruzione di Perino che, anziché rispondere alle mie obiezioni, a un certo punto cominciò a urlare: «Voi siete delle iene, degli sciacalli, siete delle merde» e mise giù il telefono. Provai a richiamare Perino più volte ma non rispose. Polemicamente ripetevo al microfono: «Ma come si permette? Così si ragiona nel campo No Tav, la colpa è della polizia!» Parenzo, invece, era più comprensivo.

     P: Pur essendo favorevole alla Tav e pur sapendo che tra i manifestanti ci sono dei delinquenti, capivo lo stato d’animo di Perino in quel momento. Capivo l’ansia e la preoccupazione per le sorti di Abbà. La nostra intervista a Perino era sacrosanta e giornalisticamente ineccepibile ma comprendevo e persino giustificavo la sua rabbia. La reazione di Perino era da mettere nel conto.